CHIARIMENTI da parte della COMUNITA' PALESTINESE DI ROMA E DEL LAZIO:
1) La manifestazione inizialmente era convocata dalla Comunità palestinese su una piattaforma assolutamente condivisibile.
2) I Giovani Palestinesi Italiani hanno fatto uscire una loro convocazione successiva per la stessa scadenza con un testo assolutamente non condivisibile che inneggiava al "7 ottobre inizio della rivoluzione".
3) Questo appello ha dato la scusa a Piantedosi per vietare la manifestazione;
4) La Comunità Palestinese e il Movimento Studenti Palestinese hanno deciso di non scendere in piazza il 5 ottobre e promuovono una nuova giornata per il 12, dal momento che l'attuale piattaforma non è frutto di una convocazione condivisa
5) E' uscita una nuova piattaforma che ha punti non condivisibili. Per esempio: "sostegno incondizionato alla resistenza". Noi da sempre riconosciamo il diritto di resistenza, ma condanniamo attacchi contro civili oltre a non riconoscerci assolutamente nell'autoproclamato "asse della resistenza" che fa riferimento all'Iran. Non possiamo andare un giorno ai cortei insieme alla comunità curda gridando "donna, vita, libertà" e poi l'altro stare con Ayatollah e formazioni che fanno riferimento a varie forme di islam politico reazionario. La piattaforma inoltre contiene punti non unitari tra i palestinesi stessi e l'impostazione non a caso NON dà la priorità alla richiesta del "cessate il fuoco", che invece a noi sembra il punto fondamentale.
6) Noi dunque abbiamo deciso di non aderire a documenti che non condividiamo pienamente e anzi rispetto ai quali dissentiamo su alcuni punti e, come in tante altre occasioni (per esempio la manifestazione del 28 ottobre del 2023) partecipiamo con le nostre posizioni illustrate in un comunicato stampa che vi è stato inviato.
7) Rispetto all'esaltazione del "7 ottobre inizio della rivoluzione", noi ci sentiamo in dovere di far presente che queste posizioni isolano invece di allargare il fronte di chi chiede il cessate il fuoco, lo stop al genocidio, il riconoscimento dello stato di Palestina, la rottura della cooperazione militare, il boicottaggio e le sanzioni, ecc. Non a caso nelle convocazioni di manifestazioni all'estero le parole d'ordine sono simili alle nostre, e non a quelle che sono al centro dell'agenda del corteo del 5.
8) Non siamo subalterni e codisti rispetto ad altre organizzazioni che hanno posizioni diverse dalle nostre. Noi andiamo in piazza con il nostro profilo ideale e programmatico.
9) Ricordo che nei nostri congressi abbiamo sempre sostenuto la soluzione "due popoli due stati" con ritiro di Israele e dei coloni dai territori occupati illegalmente dal 1967 che è anche la posizione delle risoluzioni ONU, Cuba, Cina, Lula, ecc. e della Sinistra Europea. Si è aperta da tempo una riflessione intorno alla proposta di stato laico bi-nazionale in cui convivano i due popoli e le differenti religioni. Non è però quella espressa nella piattaforma. Noi ne discutiamo e ne discuteremo da internazionalisti sempre nel rispetto del popolo palestinese e della sua autodeterminazione.
10) Di fronte alla più potente macchina militare del Medio Oriente, supportata dal più grande complesso militare industriale del pianeta è nostro dovere lavorare perchè il nostro paese e l'Europa smettano di essere complici del genocidio, dell'occupazione illegale dei territori, dell'apartheid della pulizia etnica. Noi non partecipiamo a gare tra chi è apparentemente più radicale sulla pelle di altri popoli. Cerchiamo di dare un contributo con umiltà e spirito unitario e internazionalista. Andiamo in piazza con la coerenza delle nostre posizioni.
Youssef Yousef Salman, presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio