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PAG 1 SUL VENEZUELA:
·       DOCUMENTO DELLA FEDERAZIONE ANARQUISTA DI ROSARIO
·       DOC UMENTO DELLA FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA
·       DOCUMENTO UFFICIO STUDI ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
·       RIFLESSIONE A CALDO  E NON LA SOLA COME CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE INTERNA

PAG 2 -  SOVRANISMODOCUMENTO FINALE DEL 103 CONSIGLIO dei DELEGATI DEL 26 GENNAIO 2019 

PAG 3 -   SUL  “ DUALISMO ORGANIZZATIVO :
·       PIATTAFORMA ORGANIZZATIVA DELL’UNIONE GENERALE DEGLI ANARCHICI GRUPPO DEGLI ANARCHICI RUSSI ALL’ESTERO
(GRUPPO REDAZIONALE DI “DELO TRUDA” 1926   -  INTRODUZIONE ;
·       COMUNISTI ANARCHICI: UNA QUESTIONE DI CLASSE ;
·       ORGANIZZAZIONE SPECIFICA E ORGANIZZAZIONE DI MASSA ;

PAG 4 -   SPAZIO APERTO LIBERTARIO :
·       "CHIAMATECI FEMMINE ..."  DOCUMENTO DEL GRUPPO “FIMMINI LIBBIRTARI” 
PAG 5 -   EVENTI LIBERTARI :
·       BARI - RICORDANDO DONATO ROMITO PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ GLI ANARCHICI DI PIAZZA UMBERTO”
·       LIVORNO – PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ GRUPPI ANARCHICI D’AZIONE PROLETARIA” 
·       PRESENTAZIONE DEL LIBRO “SENTIERIPROLETARI”  STORIA DELL’ASSOCIAZIONE PROLETARI ESCURSIONISTI APE






Una riflessione a partire dalle vicende del Venezuela


Una riflessione a partire dalle vicende del Venezuela

Oppressi e oppressori

La storia dimostra, in termini più generali, che le nazioni e i popoli oppressi una volta liberatesi dal dominio di altri popoli e nazioni, divengono, o possono diventare a loro volta, nazioni e popoli opprimenti.

Gli Stati Uniti che furono il primo grande paese a liberarsi dal dominio coloniale divennero a loro volta una nazione colonizzatrice. Gli ebrei vittime secolari dell’odio razzista e delle persecuzioni fino alla tragedia dell’olocausto, hanno prodotto il sionismo il quale, una volta realizzato il suo stato nazionale, si è trasformato in oppressore del popolo palestinese: d’altro canto le varie compagini nazionalistiche palestinesi e tutti i nemici giurati di Israele predicano la distruzione dello stato e del popolo israeliano per ragioni nazionali, raziali e religiose.

In realtà qualunque teoria nazionale, dalla più moderata a quella più radicale, così come dal populismo più demagogico, fino alle esperienze più avanzate e democratiche quali quella Zapatista in Chapas, hanno in comune l’assenza di universalità, sia perché la rifiutano a priori (nazionalismo, peronismo, populismo,) sia perché non possono esprimerla e rappresentarla per condizioni oggettive di arretratezza. (indipendentismo, guevarismo, zapatismo).

Ciò che i paesi arretrati dovrebbero esprimere è la transizione al comunismo, ma ciò che concretamente possono esprimere è la stagnazione economica e la crisi del sottosviluppo oppure, in alternativa a questo tragico scenario, l’orizzonte oppressivo della dittatura quale unico mezzo per conferire alle deboli borghesie di questi paesi la possibilità di una modesta accumulazione, che implica lo sfruttamento delle rispettive classi subalterne per un “interesse nazionale” di affrancamento dall’imperialismo che può giungere allo scontro aperto con esso, fino alla subordinazione ad una nuova potenza imperialistica che intende così accrescere il proprio ruolo nell’area di riferimento.

Il capitalismo nel corso del suo sviluppo si è internazionalizzato creando un mercato mondiale e dando luogo, per la prima volta nel corso dell’umanità, ad un processo storico universale: in un simile processo il proletariato è divenuto l’unica classe capace di raccogliere per intero questa universalità e di trasmettere un processo emancipatore non di un’unica classe, fosse anche il proletariato medesimo, ma di tutta l’umanità.

Il proletariato è l’unica entità sociale universale capace di schierarsi contro il particolarismo della borghesia che per difendere i suoi interessi di classe non generale ha rinnegato gli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza che animarono in Francia la grande rivoluzione borghese del 1789.

In un mondo interamente dominato dal capitalismo, laddove i paesi più arretrati sopportano il sanguinoso scenario del conflitto imperialistico tra potenze, le lotte di liberazione nazionale non hanno più alcuna capacità di trasformarsi in processi di emancipazione del proletariato dei paesi arretrati: in un simile contesto” la rivoluzione a tappe” che consta dell’appoggio tattico alle borghesie nazionali assume la fisionomia di una vera e propria utopia reazionaria, poiché i processi di trasformazione sociale e di concentrazione del proletariato nei paesi in via di sviluppo, assieme alle rotte di migrazione della forza lavoro sono divenute prioritarie rispetto alla questione nazionale.

A questo punto la domanda, frequente, che alcuni compagni pongono e cioè - “cosa dovrebbero fare i rivoluzionari, e tra questi gli anarchici in Irak, in Palestina, o in Siria o in Venezuela non ha senso alcuno, sia perché è intrisa di umori moralistici, sia perché non è rivolta alla stratificazione sociale e di classe propria di quelle aree nel contesto della competizione imperialistica internazionale sconvolta, aspetto questo fondamentale, dal comparire di nuovi importanti e contraddittori soggetti, Cina, India, Europa, Brasile, Russia.

Un inedito assetto mondiale

Questo progressivo sconvolgimento di un assetto storico secolare, costituitosi nel 1500 con il decollo della potenza europea, con il rifluire dell’Asia e con il profilarsi all’orizzonte di quella che sarebbe poi divenuta la principale potenza imperialistica mondiale, gli USA, origina oggi un assetto mondiale nuovo ed aperto a scenari in larga parte inediti, caratterizzato dal progressivo declino dell’egemonia USA, dal progressivo consolidamento di un polo imperialistico europeo (un processo questo certamente contraddittorio – l’Europa esprime forze che faticano a stare insieme ma che devono, comunque, fare sistema in quanto sono spinte all’unità dalla competizione imperialistica sui mercati internazionali), dal rapido sviluppo della Cina verso un ruolo di grande potenza imperialistica, dallo sviluppo capitalistico dell’India e da quello continentale del Brasile e dal ruolo della Russia. E’ questo, ad esempio, il contesto mondiale in cui collocare le guerre e i conflitti in Iraq e in Siria e sarebbe riduttivo ritenere che tali conflitti siano combattuti solo per il petrolio e per le altre fonti di energia quando, invece, essi hanno assunto e assumono anche un ruolo strategico: un monito lanciato dagli USA nei confronti dell’Europa, della Russia e della Cina, non ostante che questo ruolo debba fare i conti con gli assetti politici e istituzionali obiettivamente variabili e contraddittori che assumono le potenze imperialistiche, spesso soggette a spinte centripete al fine di difendere interessi particolari.

Ora, noi che risiediamo in pace non dovremmo sprecarla questa nostra condizione di oggettivo privilegio.

Dovremmo smetterla di ragionare come se fossimo tutti i giorni sotto i bombardamenti.

Avendo la fortuna di risiedere lontano dalle situazioni di pericolo dobbiamo invece analizzare freddamente ciò che è accaduto ieri per capire ciò che sta accedendo oggi, evitando di fare finta che la contrapposizione di classe, temporaneamente sospesa o modificata in alcune aree o nazioni dall’andamento delle fasi storiche e dal dramma della guerra imperialistica, cessi di esercitare il suo ruolo polarizzante.

La mistificazione fondamentalistica e nazionalistica, così come la menzogna imperialista sono complementari, allignano e si sviluppino proprio in assenza di analisi corrette: nel fuoco della battaglia e nella distruzione della guerra non c’è spazio per disquisizioni sociologiche.

Il fatto è che ognuno deve svolgere il ruolo che le contingenze storiche determinano, per cui appare immorale sul piano etico e gravissimo su quello della coerenza rivoluzionaria, che chi se ne sta comodamente seduto al computer finga di giocare alla guerra e si atteggi quando a guerrigliero, quando ad apostolo se non, addirittura a megafono dei conflitti sociali nei paesi arretrati, quando a turista della rivoluzione dispensando consigli su come, dove e quando combattere il nemico israeliano o americano che sia, e se questa opposizione debba essere violenta sino alla strage indiscriminata di civili, o se fermarsi ai soli militari, o se aborrita la suddetta si debba procedere a contrastare l’occupazione militare per vie pacifiche diventando pacifisti integrali e testimoniali senza se e senza ma; se sia corretto “comandare ubbidendo” dalle selve alle metropoli imperialistiche, o/e appoggiare o contrastare la resistenza irakena, palestinese o siriana tracciando distinguo tra bomba e bomba, uccisione e uccisione, massacro e massacro, tra sangue e sangue.

A parte la filantropia che ha una sua dignità ma non configura alcun progresso sul piano rivoluzionario, il resto sono tutte chiacchiere.

La guerra è una dinamica oggettiva che si beffa del massimalismo e del soggettivismo e di ogni altra buona intenzione, di ogni etica e di ogni dolore per imporre leggi proprie, oggettive, dolorose e in eludibili.

Nei paesi arretrati ciò che oggi manca è, tra le molte cose importanti, il ruolo della minoranza agente volta a selezionare i quadri rivoluzionari idonei ad articolare un chiaro progetto internazionalista, per saldare gli interessi del proletariato dei paesi arretrati con quelli identici del proletariato di tutto il mondo, con la significativa ma circoscritta eccezione del ruolo e dell’azione del PKK in Rojava.

g.a.

DECLARACIÓN DE LA FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA SOBRE LA SITUACIÓN EN VENEZUELA


FEBRERO 2019

               Nuevamente Venezuela está en la mira y en el centro de los debates. Rimbombantes declaraciones en todos los medios de prensa de diversos actores condenando al gobierno de Maduro, algunos reconociendo a Guaidó como Presidente, otros distanciándose de ambos, como si todo lo que está en juego en Venezuela ahora mismo, se dirimiera en el reconocimiento o no de un gobierno determinado. El tema es mucho más de fondo, y como ya lo hemos abordado en otras ocasiones, intentaremos aquí hacer un análisis mucho más complejo, pero siempre parados desde nuestra concepción Anarquista y Especifista, como parte de los pueblos latinoamericanos que resisten a diario todas las estructuras del sistema capitalista y del imperialismo norteamericano, presente desde hace casi dos siglos en nuestra región.

               El 10 de enero asumió un nuevo período de gobierno Nicolás Maduro. En las semanas previas el Grupo de Lima (un grupo creado e integrado por 12 países de la región a los solos efectos de derribar al gobierno de Maduro) realizó activa campaña en contra de los que ellos consideran es un "dictador", " usurpador", "un gobierno ilegítimo", con el objetivo de impedir un nuevo mandato de Maduro y del PSUV (Partido Socialista Unificado de Venezuela).

               Esta nueva campaña vino acompañada de una importante actividad interna de la oposición al gobierno del PSUV, que incluyó la auto-proclamación del desconocido Juan Guaidó como "Presidente interino o de transición". ¿Quién es Juan Guaidó? ¿De dónde salió? La misma pregunta se hacía la prensa internacional que lo apoyaba, es decir, los grandes medios internacionales apoyan a alguien desconocido y a quien "presentan en sociedad". Ese mismo Juan Guaidó es un diputado, supuesto presidente de la Asamblea Nacional, que desde 2016 no funciona, no se reúne, debido a los conflictos ocasionados entre oposición y gobierno en aquellos momentos, al asumir una mayoría opositora en dicha Asamblea o Parlamento. Un conflicto de poderes dentro del Estado, pero que ahora la derecha utiliza para intentar dar un nuevo Golpe de Estado.

               Lo llamativo en esta ocasión es que Juan Guaidó se convirtió de la noche a la mañana en el líder de la oposición, contando con total apoyo del gobierno de Estados Unidos, para desestabilizar nuevamente la situación política y social venezolana, de modo de dar por finalizada "la Revolución Bolivariana" y reinstaurar a los partidos de derecha y extrema derecha nuevamente en el gobierno. Los propios operadores y cerebros políticos de la derecha venezolana criticaron a Guaidó por su "tibieza" en los primeros momentos de su aparición pública porque no se decidía a proclamarse "Presidente interino", como sí lo hizo el 23 de enero a influjo de esa misma derecha y de los EEUU. Toda la derecha incita al golpe de Estado liso y llano.



Esto no es nuevo

               Esta nueva andanada de la derecha venezolana vino de la mano del mensaje del vicepresidente norteamericano Mike Pence, brindando apoyo a las movilizaciones contra Maduro que se iniciaron el 21 de enero y que tuvieron su cenit el 23. Éstas fueron movilizaciones inmensas, que sin duda, lograron captar y encauzar el descontento y el desgaste de la población con la "Revolución Bolivariana". Pero esto no significa que dichas movilizaciones expresen los anhelos populares sino de las clases dominantes venezolanas y la extrema derecha. De hecho Guaidó es el "referente", el peón colocado en esta instancia por Estados Unidos, debido a que no hay otro. Los principales referentes de la derecha están en extremo desacreditados ya sea por su pertenencia de clase  tales como María Corina Machado, líder de Vente Venezuela y de Súmate, empresaria y miembro de la "oligarquía" venezolana, a la cual el régimen chavista le ha expropiado alguna de sus importantes empresas, como industrias del aluminio; o Leopoldo López referente de extrema derecha del partido Voluntad Popular, fotografiado atentando contra bustos del "Che" Guevara o Hernando Capriles  líder de Primero Justicia, están hoy desgastados y no pueden ejercer un liderazgo eficaz. Por esa el nombramiento de este "peón" y su lógica "incineración". La finalidad es sacar a Maduro, establecer un gobierno de transición y luego desembarcan los marines de EEUU y las empresas norteamericanas con sus inversiones.

               Pero decíamos que esta situación no es nueva. En abril de 2002, Estados Unidos apoyó un golpe de Estado contra Chávez en aquel momento, colocando en el gobierno a Pedro Carmona, presidente de la patronal Fedecámaras. Un golpe de Estado con un claro sentido de clase si quedaban dudas. Ese golpe falló, Chávez volvió al gobierno e impulsó con nuevos bríos una serie de políticas sociales ("las Misiones") y de cierto protagonismo del pueblo en "las comunas", en un inédito Poder Popular desde arriba, desde el Estado, pero que sin embargo desató una importante participación de la gente en un cierto período de tiempo, creando cooperativas de producción, de consumo, organizando barrios enteros en forma autogestiva. Ello convivió con la burocracia estatal y el papel cada vez más creciente del Ejército, en un proceso contradictorio, pero donde el pueblo comenzaba a tener un poquito de todo aquello que durante siglos le habían negado: una alimentación digna, servicios sociales, cierta dignidad y participación social y política.

               Estaba fresco aún "el Caracazo" de 1989, esa inmensa explosión popular contra la política neoliberal de Carlos Andrés Pérez, que generó una hiperinflación y hambre, y la feroz represión que la siguió causó 3 mil muertes.  Chávez aparece públicamente en 1992, en un intento de golpe de Estado que fracasa, siendo liberado años más tarde e iniciando un movimiento político que reunió a la izquierda venezolana, incluso a varios ex miembros de la guerrilla de los años '60. Un militar con discurso nacionalista, girando paulatinamente a la izquierda, rodeado de gente y partidos de un amplio arco de izquierda...uno de esos atípicos experimentos políticos caribeños, que nos hacían recordar a los "populismos" de los años '40 y '50.  

               Lo cierto es que concitó el rechazo de la burguesía venezolana y la derecha. Un claro instinto de clase -y de racismo- se ponía arriba de la mesa: para la burguesía ahora los negros y mulatos, los indios, los pobres, los de abajo, accedían a "algo" y ese "algo" siempre va a ser sobredimensionado por quienes tienen el poder. Ese "algo" les pertenecía a los ricos, a los dueños de Venezuela, y no estaban -ni están- dispuestos a perderlo.

               Por ello el golpe de Carmona de 2002, el golpe de Fedecámaras, la Central de Trabajadores de Venezuela (central amarilla financiada por EEUU) y por los partidos políticos tradicionales Copei y Acción Democrática.

               Fracasado dicho golpe de Estado, EEUU -más directamente la Central de Inteligencia, la CIA- su puso a la obra con ingentes recursos (cientos de millones de dólares) para financiar nuevos partidos políticos de la oposición (Voluntad Popular, integrado por Guaidó entre otros, Primero Justicia y otros), también financiando a diversas ONG's y organizaciones promotoras de "educación ciudadana" y "derechos humanos". La finalidad de la CIA era -y es- debilitar al régimen chavista para colocar en el gobierno a la derecha. Los medios no importan. Si es por vía electoral o vía la desestabilización y  golpe de Estado no es relevante ni para EEUU ni para la oposición venezolana.

               La muerte de Chávez fue un duro golpe para el régimen.  Chávez nombró a Maduro como su "delfín", sabiendo que dentro del PSUV recrudecerían las luchas intestinas por cuotas de poder y que la corrupción y venalidad iban a incrementarse, como de hecho lo hicieron. La población no acompaña con el mismo entusiasmo a Maduro. Un proceso que tenía una alta cuota de "liderazgo personal", de cierto "populismo de siglo XXI", encontraba allí uno de sus puntos débiles.

               Ante ello la derecha y EEUU recrudecieron sus ataques. Se multiplicaron las diversas movilizaciones en el mismo año de 2013, luego de la muerte de Chávez. Utilizaron como punta de lanza al movimiento estudiantil, del cual un sector tenía fuerte infiltración de la derecha. Pronto los partidos opositores pasaron por encima de los estudiantes universitarios y encabezaron las protestas. Se hicieron famosos los fascistas de Leopoldo López y Hernando Capriles con ropajes "democráticos". Las cámaras de la prensa internacional estaban para mostrar cómo eran detenidos estos reaccionarios y golpistas, pero no mostraba la resistencia popular en la calle, como tampoco la mostró en 2002. Se demostró que las "guarimbas" de la oposición estaban armadas con mucho dinero fluyendo desde los diversos tentáculos de la CIA como NED e IRI (planes de financiamiento de diversos organismos de derecha).

               Desde allí hasta ahora, la derecha alternó movilizaciones callejeras (no siempre masivas) y por lo general en los barrios de los "escuálidos", en las zonas ricas de Caracas y las ciudades, con la participación electoral. Pero las elecciones, ese manido artilugio liberal burgués, es útil si da el resultado que la burguesía quiere. Como el chavismo se ha especializado en ganar elecciones liberales burguesas, la burguesía venezolana y norteamericana, y la mayoría de las burguesías del mundo declaran que no son elecciones válidas, que en "Venezuela hay una dictadura" y que "Maduro es un usurpador". Nunca se ha demostrado más cierto que las elecciones son válidas si ganan los que los poderosos quieren.

               Esta es una nueva oleada de ataques, pero han sido varias, y en todas ha salido derrotada la derecha y EEUU. Sin embargo, el régimen de Maduro se va erosionando, aparecen divisiones en su seno, diversos grupos y personas manifiestan su descontento sin volcarse a la oposición, todo ello en un marco donde se ha agravado el cerco económico y de distribución de alimentos y medicinas en estos últimos años. No se han atacado los monopolios como el del gigante empresarial Polar en tan relevantes rubros. Hay que sumarle  la inoperancia, la corrupción, la burocracia del propio gobierno y "el mercado negro" que crece en estas situaciones de desesperación.

El petróleo

               Todo el mundo sabe que el objetivo primordial de EEUU es retomar el control del petróleo venezolano. Venezuela es un lago de petróleo, literalmente. Allí están las mayores reservas petrolíferas del planeta con más de 300 mil millones de barriles. Es la primer reserva petrolífera del mundo. La segunda es Arabia Saudita, pero como es una aliado "carnal" de EEUU, éste no osa invadirla ni agredirla de ninguna manera, aunque allí gobierne una Monarquía Teocrática que financia el terrorismo salafista (como Estado Islámico) o sea el país de Oriente Medio con mayor nivel de represión a las mujeres, la prensa, etc. Allí EEUU no reclama "democracia". La casa de Saud -ahora con Bin Salmán- son fieles aliados de la potencia "democrática" del planeta.

               Por este motivo, Venezuela e Irán, entre otros países, están en la lista de "enemigos" de Estados Unidos y éste pretende tomar su control por cualquier medio. Ya lo hizo en Libia, de la mano de la "demócrata" Hillary Clinton y lo intentó hacer en Siria. Estados Unidos no escatima en diezmar poblaciones, convertir a ciertos países en la miseria más absoluta, volverlos "Estados fallidos", tal como se hizo en Libia o en Irak. El petróleo: ese es el objetivo de EEUU y las multinacionales del sector.

               De hecho, el recrudecimiento de las sanciones económicas contra Venezuela en días pasados, han tenido como eje las acciones de Citgo, la empresa petrolera venezolana en EEUU, filial de PDVSA. Por esas sanciones, EEUU bloquea 7000 millones de dólares y 11 mil millones de dólares en exportaciones petroleras para este 2019. Ello totaliza una tercera parte del PBI de Uruguay, aproximadamente. Citgo además posee tres refinerías, 48 terminales de almacenamiento y 6 mil estaciones de servicio en EEUU, un nada desdeñable capital, pero donde se vende y distribuye combustible a un costo menor que las petroleras norteamericanas comandadas por los Rockefeller, Bush, etc. También se ahoga a Citgo en materia crediticia a nivel internacional.

               Fue justamente a través del petróleo que el régimen chavista pudo financiar las políticas sociales ("las Misiones") y una cierta redistribución en los años de Chávez; como contrapartida de ese petróleo a altos valores en el mercado mundial, Venezuela profundizó su dependencia económica y no se industrializó. Pero ello le permitió una política internacional interesante y de apoyo a países latinoamericanos, creando Petrocaribe. Cuba y varias pequeñas Antillas se han beneficiado de esta política de petróleo barato y de estrechar lazos diplomáticos. Fue este misma política y alianza la que posibilitó la derrota de EEUU y el Grupo de Lima en la OEA en días pasados. Pero fue esa política la que también motivó a Estados Unidos a apoyar y dar un golpe de estado en Honduras contra el gobierno de Zelaya, porque éste tibiamente se estaba acercando a la política exterior venezolana. EEUU no podía permitirse que uno de sus "peones" se les fuera del tablero. Honduras fue base militar de la "contra" nicaragüense en los '80 y de todas las contrainsurgencias de esos años. También de allí partió el golpe contra la " Revolución Guatemalteca" de Arbenz en 1954. También motivó la política junto con Arabia Saudita de bajar los precios internacionales del petróleo para mellar las posibilidades de Venezuela e Irán y sus respectivas políticas exteriores.

Un largo historial de agresiones

               Es nuestra América Latina un territorio que ha soportado las más cruentas agresiones del imperialismo norteamericano. Y nuestros pueblos han sufrido y soportado las consecuencias de dichas agresiones. Es largo ese criminal historial, pero mencionemos algunas de las más notorias. Invasión a México en 1845 y declaración de guerra. Resultado: México pierde la mitad de su territorio, la cual es actualmente la zona petrolera de Estados Unidos.

               Cuba y Puerto Rico en 1898. A través de la "Enmienda Platt" (enmienda agregada por EEUU en la Constitución cubana), la isla se convertía en una colonia norteamericana. Allí primaron los intereses de las empresas azucareras, la banca y el juego yanqui, como también la prostitución. En su momento, la Revolución Cubana cortó estos negociados y dicha relación colonial. Sin embargo, Puerto Rico se mantiene bajo dominio pleno del águila norteamericana.

               Pero en ambos casos, como en Nicaragua (invadida ya en 1855), Estados Unidos aplica el mismo esquema: apoyo a gobiernos "títeres", fraude electoral constante y golpes de Estado. Si es necesario, en última instancia, desembarco de los marines. Invasión. Contra ello luchó dignamente Augusto César Sandino en Nicaragua junto a su guerrilla popular.

               En 1914 invasión a Haití, saqueo del país. Anteriormente, en 1903, EEUU se arroga el derecho de inventar un país: Panamá. Financió y apoyó un "movimiento independentista" en esa zona de lo que era Colombia. Es decir, quitó una parte de Colombia para construir allí el famoso Canal Interoceánico, el cual fue territorio de los Estados Unidos, custodiado por sus marines. Por ello  Omar Torrijos, quien negociara con EEUU la devolución del Canal a manos panameñas, fue asesinado en un atentado en 1981.

               Más cerca geográficamente, el apoyo directo de la CIA y la Embajada de EEUU al golpe de Estado de Pinochet en Chile en 1973, muy bien documentado. Del mismo modo, su participación activa en el Plan Cóndor que asesinó y desapareció a decenas de miles de compañeros en el Cono Sur. El apoyo de EEUU a los innumerables golpes de Estado en Argentina, Brasil, Bolivia y al Paraguay de Stroessner, su apoyo al golpe de 1973 en Uruguay. La invasión a Granada en 1983.

               La invasión de los marines a Panamá nuevamente en 1989, para "liberar" a ese país de Noriega, un cruel dictador. Claro, lo que los norteamericanos no estaban dispuestos a admitir era que Noriega era "Su Hombre" en Panamá. Trabajaba para la CIA y para la DEA, pero se le ocurrió "saltarse" a los yanquis en el tráfico de cocaína desde Colombia vía Panamá hacia EEUU. No le iban a perdonar ese "pecado" y de pasó el gobierno norteamericano disciplinaba al pueblo panameño. Arrasaron el país y dejaron 3 mil asesinados.

               Ejemplos sobran. Miles de crímenes. Los listones rojos de su bandera son de sangre, de pueblos asesinados por sus mezquinos intereses. Por los intereses de una burguesía que se cree dueña del mundo.

               Es más, el plan de agresión contra Venezuela en sus inicios, era muy similar al utilizado en Chile en 1973. En esta última etapa le han ajustado "detalles" de relevancia: prevén descaradamente invadir el país sin mayores tapujos.

El escenario internacional

               El escenario internacional juega mucho en la crisis venezolana. Maduro antes de asumir su nuevo mandato fue a Rusia a reunirse con Trump para garantizar su apoyo en todos los terrenos. El papel de China también es importante. Tanto Rusia como China tienen importantes inversiones en Venezuela y en América Latina en general. Eso hace que esta región entre en el tablero de las disputas inter-imperialistas mundiales.

               Pero algo de cierto hay en eso de que se terminó la "unipolaridad" post Guerra Fría. Ya EEUU no puede imponer su plena voluntad en el mundo sin más, aunque mantenga un poderío militar arrollador. Lo último fue Libia. En Siria ya sintieron el freno de Rusia en el terreno diplomático pero también en el terreno militar y en las alianzas muy hábiles que el gobierno ruso desplegó, y de China en el campo diplomático. En Venezuela ocurre otro tanto, sólo que en la "zona de influencia" directa de EEUU. En sus reservas petroleras directas. Y no está dispuesto a tolerarlo.

               Decíamos que EEUU perdió la votación en la OEA gracias a una política venezolana de largo aliento. ¿Cuánto durará ese apoyo de las pequeñas Antillas? ¿EEUU invadirá alguno de esos pequeños países? Lo cierto es que ha sido asqueroso el papel del uruguayo Almagro. Un engendro del progresismo, del riñón de Mújica, "palanqueado" por éste en el terreno internacional y colocado en la Secretaría General de la OEA. O Almagro tiene dos caras, o sirve a quien le da "trabajo" o estamos frente a una infiltración del más alto nivel, digno de las mejores novelas de espionaje. Los servicios secretos venezolanos y cubanos señalaron que ya sospechaban desde la época del gobierno de Mújica que Almagro trabajaba para la CIA. Lo cierto que ahora sí lo hace y lo hace directamente para Trump. Figura deleznable, asquerosa y rastrera.

               Y es en el escenario internacional donde se juega buena parte del conflicto, porque EEUU no puede permitir que un país de su "zona de influencia" tenga una política exterior independiente y encima, le intenté ordenar de otra forma  su "patio trasero".

Tiempos muy complejos vendrán

               Mientras EEUU y Almagro al frente de la OEA y el Grupo de Lima preparan una invasión a Venezuela, nada dicen en contra de otros regímenes que sin duda nada tienen de democráticos. Nada dicen del gobierno hondureño, elegido por fraude electoral comprobado, luego de que un golpe de Estado depusiera a Zelaya en 2009 y reordenara la situación interna, con una feroz represión al pueblo con muertos y desaparecidos.

               Nada dicen del "golpe blando" de Temer y el ascenso del nazi de Bolsonaro, ya que claro, eso es de su propia factura. Una creación norteamericana oportuna para estos tiempos. Uno de los elementos necesarios para desatar esta nueva oleada golpista e injerencista en Venezuela era el necesario apoyo del gobierno brasileño, y de un gobierno fuerte claro está. Lo mismo se puede decir de Colombia. Con las FARC ya entregadas al juego electoral burgués, EEUU puede utilizar a piacere al ejército colombiano y a los paramilitares. Se vuelve relevante en este caso el papel del ELN (Ejército de Liberación Nacional) de cuño camilista -guevarista, que no se rinde y está tratando de resistir y ha aumentado su presencia en la frontera colombiano -venezolana. Puede estarse gestando un conflicto regional si Brasil y Colombia intervienen, quedando atrapado en el mismo el ELN.

               Por lo pronto, EEUU no escatima con sumir a Venezuela en el caos, con tal de retomar el control petrolero y destruir ese pequeño polo antagónico dentro del capitalismo, en su hemisferio, quitando apoyo a Rusia, China e Irán.

               Pero esta intervención nos colocan a los pueblos latinoamericanos frente a un escenario de lucha. Una agresión norteamericana en el continente debe tener respuesta popular: movilizaciones callejeras masivas, amplio rechazo popular. Marcaría de hecho el inicio de una nueva etapa en nuestro continente. Sería el desembarco directo de tropas yanquis en  territorio de un pueblo hermano y aumentaría el grado de agresividad del imperialismo norteamericano hacia nuestros pueblos.

               Por ello, lo único que cabe a todos los hijos de esta tierra, es la condena unánime y absoluta de cualquier tipo de injerencia, de cualquier intervención económica, diplomática o militar en nuestro continente.   Los EEUU no son bienvenidos, vienen a masacrar al pueblo venezolano hoy y mañana continuarán con otros.

               América Latina está en un momento de quiebre. Es tarea de los pueblos Resistir, fortalecer los organismos populares que permitan hacer frente a cualquier agresión o intento de desestabilización de la derecha. Los pueblos encontrarán su propio camino y el pueblo venezolano ha dado muestras de combatividad ejemplares.

En América Latina ni yanquis ni gusanos

Poder Popular desde Abajo!!!

POR LA LIBRE AUTODETERMINACIÓN DE LOS PUEBLOS!!!

FUERA YANQUIS ASESINOS DE AMÉRICA LATINA!!!

POR EL SOCIALISMO Y LA LIBERTAD!!

ARRIBA LOS QUE LUCHAN!!

FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA


DICHIARAZIONE DELLA FEDERAZIONE ANARCHICA URUGUANA SULLA SITUAZIONE IN VENEZUELA





La FAU sulla situazione venezuelana.  Febbraio 2019



Il Venezuela è di nuovo sotto i riflettori e al centro del dibattito internazionale. Dichiarazioni roboanti in tutti i media che condannano il governo di Maduro, alcune riconoscendo Guaidó come Presidente, altri prendendo le distanze da entrambi, come se tutto ciò che è in gioco in Venezuela in questo momento stia nel riconoscere o no un certo governo. Il problema è molto più profondo, e come abbiamo discusso in altre occasioni, cercheremo qui di fare un'analisi molto più complessa, ma sempre partendo dalla nostra impronta anarchica e especifista, noi che nei nei paesi latino-americani ci opponiamo ogni giorno a tutte le strutture del sistema capitalista e dell'imperialismo nordamericano, presente da quasi due secoli nella nostra regione.

Il 10 gennaio è cominciato un nuovo periodo di governo sotto la direzione di Nicolás Maduro. Nelle settimane precedenti il gruppo Lima (un gruppo creato e composto da 12 paesi nella regione al solo scopo di rovesciare il governo Maduro) ha intrapreso una campagna attiva contro quello che considera un "dittatore", un "usurpatore" , "un governo illegittimo", con l'obiettivo di impedire un nuovo mandato di Maduro e il PSUV (Partito socialista unificato del Venezuela). Questa nuova campagna è stata accompagnata da un'importante attività interna dell'opposizione al governo del PSUV, che includeva l'auto-proclamazione dell'ignoto Juan Guaidó come "presidente provvisorio o di transizione". Chi è Juan Guaidó? Da dove viene? La stessa domanda è stata posta dalla stampa internazionale che lo ha sostenuto, ovvero i grandi media internazionali che supportano(quando serve) uno sconosciuto e che lo "presentano nella società". Questo Juan Guaidó è un deputato, presunto presidente dell'Assemblea nazionale che dal 2016 non lavora, non si riunisce, a causa dei conflitti tra l'opposizione e il governo, da quando una maggioranza dell'opposizione si è insediata in quella Assemblea o Parlamento. Un conflitto di poteri all'interno dello stato, che ora la destra usa per un nuovo colpo di stato.

Ciò che colpisce in questa occasione è che Juan Guaidó è diventato il leader dell'opposizione durante la notte, con il pieno sostegno del governo degli Stati Uniti, per destabilizzare nuovamente la situazione politica e sociale venezuelana, in modo da porre fine alla cosidetta "Rivoluzione Bolivariana" e reintegrare nuovamente i partiti di destra e di destra nel governo. Gli stessi soggetti e cervelli politici della destra venezuelana hanno inizialmente criticato Guaidó per la sua "timidezza" nei primi momenti della sua apparizione pubblica, perché non si decideva a proclamarsi "presidente ad interim", come ha alla fine fatto il 23 gennaio sotto la spinta della destra e degli Stati Uniti. Tutti la destra incita al colpo di stato puro e semplice.

Non è una novità.

Questo nuovo attacco della destra venezuelana è stato spinto dal messaggio del vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, che ha fornito il pretesto per le proteste contro Maduro che hanno avuto inizio il 21 gennaio e il picco il 23. Sono state dimostrazioni enormi, che indubbiamente sono riuscite a catturare e incanalare il malcontento e la stanchezza della popolazione rispetto alla "Rivoluzione Bolivariana". Questo non significa che queste mobilitazioni esprimano le aspirazioni popolari, quanto piuttosto delle classi dominanti venezuelane e dell'estrema destra. In realtà, Guaidó è il "referente", la pedina piazzata in questo caso dagli Stati Uniti, perché non c'è altra scelta. I principali riferimenti della destra sono definitivamente screditati sia per la loro appartenenza di classe come Maria Corina Machado, leader di Vente Venezuela e di Sumate, imprenditrice e parte dell'oligarchia del Venezuela, a cui il regime di Chavez ha espropriato alcune delle grandi aziende, come le industrie di alluminio; Leopoldo Lopez, riferimento del partito di estrema destra popolare Will, fotografato mentre distruggeva busti di "Che" Guevara, o Hernando Capriles leader di Primero Justicia, sono ormai usurati come immagine e non possono esercitare una leadership efficace. Per questo la nomina di questa "pedina". L'obiettivo è farla finita con Maduro, istituire un governo di transizione e quando poi saranno sbarcati i marines americani le compagnie americane faranno i loro investimenti. Ma abbiamo detto che questa situazione non è nuova. Nell'aprile 2002, gli Stati Uniti hanno sostenuto un colpo di stato contro Chávez, piazzando al governo Pedro Carmona, presidente dell'associazione dei datori di lavoro di Fedecámaras. Un colpo di stato con un chiaro senso di classe, se ci fossero stati dei dubbi. Dopo quel colpo di stato fallito, Chavez tornò al governo e ripartì con una serie di politiche sociali ( "Mission") e un certo coinvolgimento dal basso, in un certo inedito potere popolare, di origine statale, certo, ma che tuttavia innescò una importante partecipazione popolare per un periodo di tempo, la creazione di cooperative di produzione, di consumo, l'organizzazione di interi quartieri in forma autogestita. Questo coesisteva con la burocrazia statale e il sempre crescente ruolo dell'esercito in un processo contraddittorio, ma in cui la gente ha iniziato ad avere un po 'di tutto ciò che per secoli gli era stato negato: cibo adeguato, i servizi sociali, una certa dignità e partecipazione sociale e politica.

 Era stata una ventata di novità anche il "Caracazo" del 1989, quella immensa esplosione popolare contro le politiche neoliberiste di Carlos Andrés Pérez, che aveva creato l'iperinflazione e la fame, e la feroce repressione che seguì e causò 3.000 morti. Chavez apparì nel 1992 in un tentativo di colpo di stato fallito, per ricomparire qualche anno più tardi con l'avvio di un movimento politico che ha riunito la sinistra venezuelana, tra cui diversi ex membri della guerriglia degli anni '60. Un militare con trascorsi nazionalisti, che a poco a poco è passato a sinistra, circondato da persone e partiti in un ampio arco da sinistra... una di quegli strani esperimenti politici dei Caraibi, che ci ha fatto ricordare il "populismo " degli anni '40 e ' 50.

 La verità è che questo ha suscitato la paura della borghesia venezuelana e della destra. Un chiaro istinto di classe e - e di razzismo- è stato messo sul tavolo: per la borghesia il fatto era che neri e mulatti, indios, i poveri, i più deboli, avevano accesso a "qualcosa" e quel "qualcosa" sarà sempre troppo per chi ha il potere. Quel "qualcosa" apparteneva ai ricchi, ai proprietari del Venezuela, e loro non erano - né lo sono - disposti a perderlo. Quindi il colpo di stato di Cramona del 2002 golpe di FEDECAMARAS, la Confederazione dei Lavoratori del Venezuela (sindacato giallo finanziato dagli Stati Uniti) e dai tradizionali partiti politici COPEI e Azione Democratica.

Fallito questo colpo di stato, gli USA - e più direttamente la CIA- hanno investito risorse ingenti (centinaia di milioni di dollari) per finanziare nuovi partiti di opposizione politica (Volontà Popolare, con tra gli altri Guaidó , Primero Justicia e altri), finanziando anche varie ONG e organizzazioni che promuovono "l'educazione dei cittadini" e "diritti umani". Lo scopo della CIA era - ed è - indebolire il regime di Chavez per riportare il governo a destra.Come non importa. Che sia per via elettorale o per destabilizzazione e colpo di stato non è rilevante né per gli Stati Uniti né per l'opposizione venezuelana.

La morte di Chávez è stato un duro colpo per il regime. Chavez aveva nominato Maduro come suo "delfino", sapendo che all'interno del PSUV sarebbero incrudelite le lotte per quote di potere e la corruzione e la venalità sarebbero cresciute, come poi è successo.

La popolazione non ha seguito Maduro con lo stesso entusiasmo con cui aveva seguito Chavez. Un processo che aveva un'alta quota di "leadership personale", di un certo "populismo del 21 ° secolo", trovava lì uno dei suoi punti deboli. In risposta, la destra e gli Stati Uniti hanno intensificato i loro attacchi. Le varie mobilitazioni si sono moltiplicate nel 2013, dopo la morte di Chávez. E' stata usata come punta di lancia il movimento studentesco, di cui un settore aveva una forte infiltrazione dalla destra. Ben presto i partiti di opposizione hanno superato gli studenti universitari e hanno guidato le proteste. I fascisti in abiti "democratici", Leopoldo López e Hernando Capriles, sono diventati famosi. Le telecamere della stampa internazionale erano lì per mostrare come sono stati arrestati questi reazionari ribelli, ma non hanno mai mostrato la resistenza popolare per la strada, come non lo avevano fatto nel 2002.

E' stato dimostrato che i membri dell'opposizione erano armati con un sacco di soldi che scorre dai vari tentacoli della CIA, come NED e IRI (piani di finanziamento di varie organizzazioni di destra).Da lì fino ad ora, manifestazioni di piazza di destra, a partecipazione non sempre massiccia, di solito nei quartieri poveri, alternate con manifestazioni nelle zone ricche di Caracas , e con la partecipazione elettorale. Ma le elezioni, quel banale stratagemma borghese liberale, sono utili se danno il risultato che vuole la borghesia.

E visto che il chiavismo si era specializzato nel vincere le elezioni liberali borghesi, la borghesia venezuelana e americani, e la maggior parte delle borghesie del mondo, sono pronte a dichiarare che non sono elezioni valide, che "il Venezuela è una dittatura" e che "Maduro è un usurpatore." Elementare dimostrazione che le elezioni sono valide se vincono quello che vogliono i potenti.

Questa è una nuova ondata di attacchi, ma ce ne sono stati diversi, e in tutte finora sono state sconfitte la destra e gli Stati Uniti. Tuttavia, il regime Maduro si è via via indebolito, appaiono divisioni all'interno, vari gruppi e individui hanno espresso il loro malcontento senza peraltro rivolgersi all'opposizione, il tutto in un quadro che ha peggiorato l'assedio economico e la difficoltà nella distribuzione di cibo e medicine in negli ultimi anni. Nel campo della distribuzione non sono stati attaccati monopoli importanti come quello del gigante commerciale Polar, e a questo è necessario aggiungere l'inerzia, la corruzione, la burocrazia del governo e "il mercato nero" che cresce in queste situazioni di disperazione.

Il petrolio

Tutti sanno che l'obiettivo principale degli Stati Uniti è quello di riprendere il controllo del petrolio venezuelano. Il Venezuela è un lago di petrolio, letteralmente. Ci sono le più grandi riserve di petrolio del pianeta con oltre 300 miliardi di barili. È la prima riserva di petrolio al mondo. Il secondo è l'Arabia Saudita, ma essendo un "carnale" alleato degli Stati Uniti, questi non osano  invaderla o attaccarla in nessun modo, nonostante sia  governata da  una  Monarchia  teocratica che finanzia il terrorismo salafita (come Stato islamico), nonostante sia il paese del Medio Oriente con un livello più alto di repressione nei confronti delle donne, della stampa, ecc. Lì gli USA non rivendicano la "democrazia". La casa reale   Saudita - ora con Bin Salmán - è fedele alleata del potere "democratico" del pianeta.

Per questo motivo, Venezuela e Iran, tra gli altri paesi, sono nella lista dei "nemici" degli Stati Uniti e questi  intendono  prenderne il controllo con qualsiasi mezzo. Lo hanno già fatto in Libia,  per  mano della "Democratica" Hillary Clinton e hanno cercato di farlo in Siria. Gli USA non si preoccupano di decimare intere popolazioni, di ridurre ainteri paesi allo stremo, di farli fallire, come è stato fatto in Libia o in Iraq.

Il petrolio: questo è l'obiettivo degli Stati Uniti e delle multinazionali del settore. In realtà, l'inasprimento delle sanzioni economiche contro il Venezuela nei giorni scorsi, hanno avuto come assi le azioni Citgo, la compagnia petrolifera venezuelana negli Stati Uniti, una filiale di PDVSA. Per queste sanzioni, gli Stati Uniti bloccano 7 miliardi di dollari e 11 miliardi di dollari di esportazioni di petrolio per questo 2019. Questo ammonta a circa un terzo del PIL dell'Uruguay. Citgo possiede anche tre raffinerie, 48 terminal di stoccaggio e 6.000 stazioni di servizio negli Stati Uniti, un capitale non trascurabile, ma che vende e distribuisce carburante ad un costo inferiore rispetto al petrolio degli Stati Uniti guidata dal Rockefeller, Bush, etc. Così si strozza Citgo   in materia creditizia a livello internazionale.

Fu proprio attraverso il petrolio che il regime chavista  fu in grado di finanziare le politiche sociali ("le missioni") e una certa redistribuzione negli anni di Chavez;  come controparte di quel petrolio a valori elevati nel mercato mondiale, il Venezuela ha aumentato la sua dipendenza economica e non si è industrializzato. Ma ciò ha consentito un'interessante politica internazionale e il sostegno ai paesi dell'America Latina, creando Petrocaribe. Cuba e diverse piccole Antille hanno beneficiato di questa politica di petrolio a buon mercato e di legami diplomatici più stretti. È stata questa stessa politica e alleanza a rendere possibile la sconfitta degli Stati Uniti e del gruppo di Lima all'OAS negli ultimi giorni. Però fu questa  politica che spinse gli USA a sostenere il golpe  in Honduras contro il governo di Zelaya, perché si stava avvicinando timidamente politica estera venezuelana. Gli USA non potevano permettere a una delle proprie "pedine" di uscire dal cartello. L'Honduras era la base militare del "contras" nicaraguensi negli anni '80 e di tutte le contro-insurrezioni di quegli anni. Anche da lì iniziò il colpo di stato contro la "rivoluzione guatemalteca" di  Arbenz nel 1954. Inoltre ha condotto la politica insieme con l'Arabia Saudita per abbassare i prezzi internazionali del petrolio  e indebolire le capacità di di Venezuela  e Iran e le loro rispettive politiche estere.

Una lunga storia di aggressioni

E' la nostra America Latina il  territorio che ha subito le più sanguinose aggressioni dell'imperialismo USA. E i nostri popoli hanno sofferto e sopportato le conseguenze di tali aggressioni.

Questa  storia criminale è lunga, ma citiamo alcuni dei casi più famosi. L'invasione in Messico nel 1845 e dichiarazione di guerra. Risultato: il Messico perde metà del suo territorio, che attualmente è l'area petrolifera degli Stati Uniti.

Cuba e Porto Rico nel 1898. Attraverso l'emendamento Platt (emendamento aggiunto dagli Stati Uniti nella Costituzione cubana), l'isola divenne una colonia americana. Gli interessi delle compagnie dello zucchero, della banca e del gioco degli yankee, così come la prostituzione, erano predominanti.  A quel tempo, la rivoluzione cubana interruppe questa situazione e distrusse queste  relazioni coloniali. Tuttavia, Porto Rico rimane sotto il pieno controllo dell'aquila nordamericana.In entrambi i casi, come in Nicaragua (già invaso nel 1855), gli Stati Uniti applicano lo stesso schema: sostegno ai governi "fantoccio", costante frode elettorale e colpi di stato. Se necessario, alla fine, lo sbarco dei marines. Invasione. Contro cui lottò Augusto César Sandino in Nicaragua insieme alla sua guerriglia popolare .

Nel 1914 invasione di Haiti, saccheggio del paese. In precedenza, nel 1903, gli USA si arrogano il diritto di inventare un paese: Panama. Hanno finanziato e sostenuto un "movimento per l'indipendenza" in quella zona che faceva parte della Colombia. Cioè, rimosse parte della Colombia per costruirvi il famoso Canale Interoceanico, che divenne  territorio degli Stati Uniti, custodito dai suoi marines. Ecco perché Omar Torrijos, che ha negoziato con gli Stati Uniti il ritorno del Canale in mani panamensi, è stato assassinato in un attacco nel 1981.

Più vicino , il sostegno diretto della CIA e dell'ambasciata statunitense al colpo di stato di Pinochet in Cile nel 1973, è stato ben documentato. Allo stesso modo, la loro partecipazione attiva al Piano Condor che ha ucciso e fatto scomparire decine di migliaia di compagni nel Cono Sud. E poi il supporto degli Stati Uniti negli  innumerevoli colpi di stato in Argentina, Brasile, Bolivia, nel  Paraguay di Stroessner, il loro sostegno al golpe del 1973 in Uruguay. L'invasione a Granada nel 1983. L'invasione dei marines a Panama di nuovo nel 1989, per "liberare" quel paese da Noriega, un crudele dittatore. Naturalmente, che gli USA  non erano disposti ad ammettere era che Noriega fosse "il loro uomo" a Panama. Aveva lavorato per la CIA e la DEA, ma gli venne in mente di "aggirare" gli Yankees nel traffico di cocaina dalla Colombia attraverso Panama negli Stati Uniti. Peccato imperdonabile  e il governo USA punì il popolo panamense. Hanno raso al suolo il paese e lasciato 3.000 assassinati. Gli esempi abbondano. Migliaia di crimini. I nastri rossi della  bandiera sono di sangue, di gente uccise dai loro meschini interessi. Per gli interessi di una borghesia che crede di essere la proprietaria del mondo. Inoltre, il piano di aggressione contro il Venezuela nei suoi inizi  è stato molto simile a quello utilizzato in Cile nel 1973. In questa ultima fase sono stati curati "dettagli" di rilevanza: evidentemente prevedendo di invadere il paese senza molto sotterfugi.

La scena internazionale

La scena internazionale gioca molto nella crisi venezuelana. Maduro prima di assumere il suo nuovo mandato è andato in Russia per incontrare Putin e  garantirsi il suo sostegno in tutti i campi. Il ruolo della Cina è anche importante. Sia la Russia che la Cina hanno importanti investimenti in Venezuela e in America Latina in generale. Ciò rende questa regione al centro delle dispute inter-imperialiste del mondo. Ma c'è del vero nel fatto che è finita la fase "unipolare" post-Guerra Fredda. Gli USA  non possono imporre la propria piena volontà al mondo senza intoppi, anche se mantengono una potenza militare travolgente. E' finita con la Libia. In Siria, hanno già sentito il freno della Cina e della Russia in campo diplomatico,  nelle alleanze molto abili che il governo russo ha schierato ma anche nel campo militare.  In Venezuela succede lo stesso, solo che succede nella "zona di influenza" diretta degli USA. In quelle che reputano le proprie riserve di petrolio . E non sono disposti a tollerarlo.

Abbiamo detto che gli Stati Uniti hanno perso  terreno nell'OAS (unione Stati Americani) grazie a una politica venezuelana a lungo termine. Quanto durerà il sostegno delle piccole Antille? Gli Stati Uniti invaderanno qualcuno di questi piccoli paesi? La verità è che il ruolo dell'uruguaiano Almagro   è stato disgustoso. Una progenie di progressismo, un rene di Mujica, spinto da lui nell'arena internazionale e collocato nella Segreteria Generale dell'OAS (che nell'ambito delle sue funzioni ha caldeggiato la cacciata di Maduro con ogni mezzo, incluso l'intervento militare -ndt). O Almagro ha due facce, e serve chi dà "lavoro" o siamo di fronte a un'infiltrazione di altissimo livello, degna dei migliori romanzi di spionaggio. I servizi segreti venezuelani e cubani hanno dichiarato di aver sospettato sin dal tempo del governo di Mujica che Almagro lavorava per la CIA. La verità è che lo fa ora e lo fa direttamente per Trump.

Ed è nello scenario internazionale che  si gioca una buona parte del conflitto, perché gli USA  non possono permettere ad un paese nella propria "zona di influenza" di avere una politica estera indipendente e per di più, di cercare di modificare l'ordine del proprio "cortile di casa".

Verranno tempi molto complessi

Mentre gli Stati Uniti e Almagro alla guida dell'OAS e del gruppo di Lima stanno preparando un'invasione del Venezuela, non dicono nulla contro altri regimi che sono senza dubbio democratici. Non dicono nulla sul governo dell'Honduras, eletto con brogli elettorali comprovati, dopo aver deposto con un golpe Zelaya nel 2009 e riordinato la situazione interna, con una feroce repressione  che ha causato  morti e dispersi.Non dicono nulla del "golpe gentile" di Temer e dell'ascesa di quel nazista  di Bolsonaro, dal momento che, naturalmente, è loro produzione. Una  creazione nordamericana opportuna per questi tempi. Uno degli elementi necessari per scatenare questo nuovo colpo di stato e l'ondata interventista in Venezuela è stato il sostegno necessario del governo brasiliano e di un governo chiaro e forte. Lo stesso si può dire della Colombia. Con le FARC già impegnate nel gioco elettorale borghese, gli USA possono usare a loro piacimento  l'esercito colombiano e i paramilitari. Diventa rilevante in questo caso il ruolo del ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) di stampo camilista-guevarista, che non si arrende e sta cercando di resistere e ha aumentato la propria presenza nel confine colombiano -venezolana. Potrebbe verificarsi un conflitto regionale se intervengono il Brasile e la Colombia e l'ELN vi è coinvolto.Per il momento, gli Stati Uniti non teme di buttare il Venezuela nel caos, pur di riprendere  il controllo del petrolio e distruggere quel piccolo antagonismo all'interno  della propria zona di controllo capitalista nel loro emisfero, estromettendo ogni influenza di  Russia,  Cina  l'Iran.Ma questo intervento  mette  le popolazioni latinoamericane di fronte a una scena di lotta. Un'aggressione americana nel continente deve avere una risposta popolare: massicce manifestazioni di strada, diffuso rifiuto popolare. Sarebbe l'inizio di una nuova tappa nel nostro continente. Sarebbe lo sbarco diretto delle truppe yankee nel territorio di un popolo fraterno e aumenterebbe il grado di aggressività dell'imperialismo USA nei confronti dei nostri popoli.Pertanto, l'unica cosa che si adatta a tutti i figli di questa terra è la condanna unanime e assoluta di qualsiasi tipo di interferenza, di qualsiasi intervento economico, diplomatico o militare nel nostro continente. Gli Stati Uniti non sono i benvenuti, vengono a massacrare il popolo venezuelano oggi e domani continueranno con gli altri. L'America Latina è ad un punto di rottura. È compito nostro resistere, rafforzare le organizzazioni popolari che permettono di affrontare qualsiasi aggressione o tentativo di destabilizzazione del diritto. Le classi popolari  troveranno la propria strada e il popolo venezuelano ha dimostrato una combattibilità esemplare.

Per l'autodeterminazione dei popoli,

fuori gli Yankee assassini dell'America Latina

Per il socialismo e la libertà

ARRIBA LOS QUE LUCHAN!!



FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA