INDICE ARTICOLI: (CLICCA SULLA PAGINA E LEGGI IL PEZZO)
PAG 1 – SUL VENEZUELA:
·
DOCUMENTO DELLA
FEDERAZIONE ANARQUISTA DI ROSARIO
·
DOC UMENTO DELLA FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA

· DOCUMENTO UFFICIO STUDI ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
· RIFLESSIONE A CALDO E NON LA
SOLA COME CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE INTERNA
PAG 2 - “SOVRANISMO” DOCUMENTO FINALE DEL 103 CONSIGLIO dei DELEGATI DEL
26 GENNAIO 2019
PAG 3 - SUL “ DUALISMO ORGANIZZATIVO “ :
·
PIATTAFORMA ORGANIZZATIVA DELL’UNIONE GENERALE
DEGLI ANARCHICI GRUPPO DEGLI ANARCHICI RUSSI ALL’ESTERO
(GRUPPO REDAZIONALE DI “DELO
TRUDA” 1926 - INTRODUZIONE ;
·
COMUNISTI ANARCHICI: UNA QUESTIONE DI CLASSE ;
·
ORGANIZZAZIONE SPECIFICA E ORGANIZZAZIONE DI MASSA
;
PAG 4 - SPAZIO APERTO LIBERTARIO
:
·
"CHIAMATECI
FEMMINE ..." DOCUMENTO DEL GRUPPO “FIMMINI
LIBBIRTARI”
PAG 5 - EVENTI LIBERTARI :
·
BARI - RICORDANDO DONATO ROMITO PRESENTAZIONE DEL
LIBRO “ GLI ANARCHICI DI PIAZZA UMBERTO”
·
LIVORNO – PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ GRUPPI
ANARCHICI D’AZIONE PROLETARIA”
·
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “SENTIERIPROLETARI” STORIA DELL’ASSOCIAZIONE PROLETARI
ESCURSIONISTI APE
Una riflessione a partire dalle vicende del Venezuela
Una riflessione a partire dalle vicende del Venezuela
Oppressi e oppressori
La storia
dimostra, in termini più generali, che le nazioni e i popoli oppressi una volta
liberatesi dal dominio di altri popoli e nazioni, divengono, o possono
diventare a loro volta, nazioni e popoli opprimenti.
Gli Stati Uniti
che furono il primo grande paese a liberarsi dal dominio coloniale divennero a
loro volta una nazione colonizzatrice. Gli ebrei vittime secolari dell’odio
razzista e delle persecuzioni fino alla tragedia dell’olocausto, hanno prodotto
il sionismo il quale, una volta realizzato il suo stato nazionale, si è trasformato
in oppressore del popolo palestinese: d’altro canto le varie compagini
nazionalistiche palestinesi e tutti i nemici giurati di Israele predicano la
distruzione dello stato e del popolo israeliano per ragioni nazionali, raziali
e religiose.
In realtà qualunque
teoria nazionale, dalla più moderata a quella più radicale, così come dal
populismo più demagogico, fino alle esperienze più avanzate e democratiche
quali quella Zapatista in Chapas, hanno in comune l’assenza di universalità,
sia perché la rifiutano a priori (nazionalismo, peronismo, populismo,) sia
perché non possono esprimerla e rappresentarla per condizioni oggettive di
arretratezza. (indipendentismo, guevarismo, zapatismo).
Ciò che i paesi
arretrati dovrebbero esprimere è la transizione al comunismo, ma ciò che
concretamente possono esprimere è la stagnazione economica e la crisi del
sottosviluppo oppure, in alternativa a questo tragico scenario, l’orizzonte
oppressivo della dittatura quale unico mezzo per conferire alle deboli
borghesie di questi paesi la possibilità di una modesta accumulazione, che
implica lo sfruttamento delle rispettive classi subalterne per un “interesse
nazionale” di affrancamento dall’imperialismo che può giungere allo scontro
aperto con esso, fino alla subordinazione ad una nuova potenza imperialistica
che intende così accrescere il proprio ruolo nell’area di riferimento.
Il capitalismo
nel corso del suo sviluppo si è internazionalizzato creando un mercato mondiale
e dando luogo, per la prima volta nel corso dell’umanità, ad un processo
storico universale: in un simile processo il proletariato è divenuto l’unica
classe capace di raccogliere per intero questa universalità e di trasmettere un
processo emancipatore non di un’unica classe, fosse anche il proletariato
medesimo, ma di tutta l’umanità.
Il proletariato
è l’unica entità sociale universale capace di schierarsi contro il
particolarismo della borghesia che per difendere i suoi interessi di classe non
generale ha rinnegato gli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza che
animarono in Francia la grande rivoluzione borghese del 1789.
In un mondo
interamente dominato dal capitalismo, laddove i paesi più arretrati sopportano
il sanguinoso scenario del conflitto imperialistico tra potenze, le lotte di
liberazione nazionale non hanno più alcuna capacità di trasformarsi in processi
di emancipazione del proletariato dei paesi arretrati: in un simile contesto”
la rivoluzione a tappe” che consta dell’appoggio tattico alle borghesie
nazionali assume la fisionomia di una vera e propria utopia reazionaria, poiché
i processi di trasformazione sociale e di concentrazione del proletariato nei
paesi in via di sviluppo, assieme alle rotte di migrazione della forza lavoro
sono divenute prioritarie rispetto alla questione nazionale.
A questo punto
la domanda, frequente, che alcuni compagni pongono e cioè - “cosa dovrebbero
fare i rivoluzionari, e tra questi gli anarchici in Irak, in Palestina, o in
Siria o in Venezuela non ha senso alcuno, sia perché è intrisa di umori
moralistici, sia perché non è rivolta alla stratificazione sociale e di classe
propria di quelle aree nel contesto della competizione imperialistica
internazionale sconvolta, aspetto questo fondamentale, dal comparire di nuovi
importanti e contraddittori soggetti, Cina, India, Europa, Brasile, Russia.
Un inedito assetto mondiale
Questo
progressivo sconvolgimento di un assetto storico secolare, costituitosi nel
1500 con il decollo della potenza europea, con il rifluire dell’Asia e con il
profilarsi all’orizzonte di quella che sarebbe poi divenuta la principale
potenza imperialistica mondiale, gli USA, origina oggi un assetto mondiale
nuovo ed aperto a scenari in larga parte inediti, caratterizzato dal
progressivo declino dell’egemonia USA, dal progressivo consolidamento di un polo
imperialistico europeo (un processo questo certamente contraddittorio –
l’Europa esprime forze che faticano a stare insieme ma che devono, comunque,
fare sistema in quanto sono spinte all’unità dalla competizione imperialistica
sui mercati internazionali), dal rapido sviluppo della Cina verso un ruolo di
grande potenza imperialistica, dallo sviluppo capitalistico dell’India e da
quello continentale del Brasile e dal ruolo della Russia. E’ questo, ad
esempio, il contesto mondiale in cui collocare le guerre e i conflitti in Iraq
e in Siria e sarebbe riduttivo ritenere che tali conflitti siano combattuti
solo per il petrolio e per le altre fonti di energia quando, invece, essi hanno
assunto e assumono anche un ruolo strategico: un monito lanciato dagli USA nei
confronti dell’Europa, della Russia e della Cina, non ostante che questo ruolo
debba fare i conti con gli assetti politici e istituzionali obiettivamente
variabili e contraddittori che assumono le potenze imperialistiche, spesso
soggette a spinte centripete al fine di difendere interessi particolari.
Ora, noi che
risiediamo in pace non dovremmo sprecarla questa nostra condizione di oggettivo
privilegio.
Dovremmo
smetterla di ragionare come se fossimo tutti i giorni sotto i bombardamenti.
Avendo la fortuna
di risiedere lontano dalle situazioni di pericolo dobbiamo invece analizzare
freddamente ciò che è accaduto ieri per capire ciò che sta accedendo oggi,
evitando di fare finta che la contrapposizione di classe, temporaneamente
sospesa o modificata in alcune aree o nazioni dall’andamento delle fasi
storiche e dal dramma della guerra imperialistica, cessi di esercitare il suo
ruolo polarizzante.
La
mistificazione fondamentalistica e nazionalistica, così come la menzogna
imperialista sono complementari, allignano e si sviluppino proprio in assenza
di analisi corrette: nel fuoco della battaglia e nella distruzione della guerra
non c’è spazio per disquisizioni sociologiche.
Il fatto è che
ognuno deve svolgere il ruolo che le contingenze storiche determinano, per cui
appare immorale sul piano etico e gravissimo su quello della coerenza
rivoluzionaria, che chi se ne sta comodamente seduto al computer finga di
giocare alla guerra e si atteggi quando a guerrigliero, quando ad apostolo se
non, addirittura a megafono dei conflitti sociali nei paesi arretrati, quando a
turista della rivoluzione dispensando consigli su come, dove e quando
combattere il nemico israeliano o americano che sia, e se questa opposizione
debba essere violenta sino alla strage indiscriminata di civili, o se fermarsi
ai soli militari, o se aborrita la suddetta si debba procedere a contrastare
l’occupazione militare per vie pacifiche diventando pacifisti integrali e
testimoniali senza se e senza ma; se sia corretto “comandare ubbidendo” dalle selve alle
metropoli imperialistiche, o/e appoggiare o contrastare la resistenza irakena,
palestinese o siriana tracciando distinguo tra bomba e bomba, uccisione e
uccisione, massacro e massacro, tra sangue e sangue.
A parte la
filantropia che ha una sua dignità ma non configura alcun progresso sul piano
rivoluzionario, il resto sono tutte chiacchiere.
La guerra è una
dinamica oggettiva che si beffa del massimalismo e del soggettivismo e di ogni
altra buona intenzione, di ogni etica e di ogni dolore per imporre leggi
proprie, oggettive, dolorose e in eludibili.
Nei paesi
arretrati ciò che oggi manca è, tra le molte cose importanti, il ruolo della
minoranza agente volta a selezionare i quadri rivoluzionari idonei ad
articolare un chiaro progetto internazionalista, per saldare gli interessi del
proletariato dei paesi arretrati con quelli identici del proletariato di tutto
il mondo, con la significativa ma circoscritta eccezione del ruolo e
dell’azione del PKK in Rojava.
g.a.
DECLARACIÓN DE LA FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA SOBRE LA SITUACIÓN EN VENEZUELA
FEBRERO 2019
Nuevamente Venezuela está en la
mira y en el centro de los debates. Rimbombantes declaraciones en todos los
medios de prensa de diversos actores condenando al gobierno de Maduro, algunos
reconociendo a Guaidó como Presidente, otros distanciándose de ambos, como si
todo lo que está en juego en Venezuela ahora mismo, se dirimiera en el
reconocimiento o no de un gobierno determinado. El tema es mucho más de fondo,
y como ya lo hemos abordado en otras ocasiones, intentaremos aquí hacer un
análisis mucho más complejo, pero siempre parados desde nuestra concepción
Anarquista y Especifista, como parte de los pueblos latinoamericanos que
resisten a diario todas las estructuras del sistema capitalista y del
imperialismo norteamericano, presente desde hace casi dos siglos en nuestra
región.
El 10 de enero asumió un nuevo
período de gobierno Nicolás Maduro. En las semanas previas el Grupo de Lima (un
grupo creado e integrado por 12 países de la región a los solos efectos de
derribar al gobierno de Maduro) realizó activa campaña en contra de los que
ellos consideran es un "dictador", " usurpador", "un
gobierno ilegítimo", con el objetivo de impedir un nuevo mandato de Maduro
y del PSUV (Partido Socialista Unificado de Venezuela).
Esta nueva campaña vino
acompañada de una importante actividad interna de la oposición al gobierno del
PSUV, que incluyó la auto-proclamación del desconocido Juan Guaidó como
"Presidente interino o de transición". ¿Quién es Juan Guaidó? ¿De
dónde salió? La misma pregunta se hacía la prensa internacional que lo apoyaba,
es decir, los grandes medios internacionales apoyan a alguien desconocido y a
quien "presentan en sociedad". Ese mismo Juan Guaidó es un diputado,
supuesto presidente de la Asamblea Nacional, que desde 2016 no funciona, no se
reúne, debido a los conflictos ocasionados entre oposición y gobierno en
aquellos momentos, al asumir una mayoría opositora en dicha Asamblea o
Parlamento. Un conflicto de poderes dentro del Estado, pero que ahora la
derecha utiliza para intentar dar un nuevo Golpe de Estado.
Lo llamativo en esta ocasión es
que Juan Guaidó se convirtió de la noche a la mañana en el líder de la
oposición, contando con total apoyo del gobierno de Estados Unidos, para
desestabilizar nuevamente la situación política y social venezolana, de modo de
dar por finalizada "la Revolución Bolivariana" y reinstaurar a los
partidos de derecha y extrema derecha nuevamente en el gobierno. Los propios
operadores y cerebros políticos de la derecha venezolana criticaron a Guaidó
por su "tibieza" en los primeros momentos de su aparición pública
porque no se decidía a proclamarse "Presidente interino", como sí lo
hizo el 23 de enero a influjo de esa misma derecha y de los EEUU. Toda la
derecha incita al golpe de Estado liso y llano.
Esto no es nuevo
Esta nueva andanada de la
derecha venezolana vino de la mano del mensaje del vicepresidente
norteamericano Mike Pence, brindando apoyo a las movilizaciones contra Maduro
que se iniciaron el 21 de enero y que tuvieron su cenit el 23. Éstas fueron
movilizaciones inmensas, que sin duda, lograron captar y encauzar el
descontento y el desgaste de la población con la "Revolución
Bolivariana". Pero esto no significa que dichas movilizaciones expresen
los anhelos populares sino de las clases dominantes venezolanas y la extrema
derecha. De hecho Guaidó es el "referente", el peón colocado en esta
instancia por Estados Unidos, debido a que no hay otro. Los principales
referentes de la derecha están en extremo desacreditados ya sea por su
pertenencia de clase tales como María
Corina Machado, líder de Vente Venezuela y de Súmate, empresaria y miembro de
la "oligarquía" venezolana, a la cual el régimen chavista le ha
expropiado alguna de sus importantes empresas, como industrias del aluminio; o
Leopoldo López referente de extrema derecha del partido Voluntad Popular,
fotografiado atentando contra bustos del "Che" Guevara o Hernando
Capriles líder de Primero Justicia,
están hoy desgastados y no pueden ejercer un liderazgo eficaz. Por esa el
nombramiento de este "peón" y su lógica "incineración". La
finalidad es sacar a Maduro, establecer un gobierno de transición y luego
desembarcan los marines de EEUU y las empresas norteamericanas con sus
inversiones.
Pero decíamos que esta situación
no es nueva. En abril de 2002, Estados Unidos apoyó un golpe de Estado contra
Chávez en aquel momento, colocando en el gobierno a Pedro Carmona, presidente
de la patronal Fedecámaras. Un golpe de Estado con un claro sentido de clase si
quedaban dudas. Ese golpe falló, Chávez volvió al gobierno e impulsó con nuevos
bríos una serie de políticas sociales ("las Misiones") y de cierto
protagonismo del pueblo en "las comunas", en un inédito Poder Popular
desde arriba, desde el Estado, pero que sin embargo desató una importante
participación de la gente en un cierto período de tiempo, creando cooperativas
de producción, de consumo, organizando barrios enteros en forma autogestiva.
Ello convivió con la burocracia estatal y el papel cada vez más creciente del
Ejército, en un proceso contradictorio, pero donde el pueblo comenzaba a tener
un poquito de todo aquello que durante siglos le habían negado: una
alimentación digna, servicios sociales, cierta dignidad y participación social
y política.
Estaba fresco aún "el
Caracazo" de 1989, esa inmensa explosión popular contra la política
neoliberal de Carlos Andrés Pérez, que generó una hiperinflación y hambre, y la
feroz represión que la siguió causó 3 mil muertes. Chávez aparece públicamente en 1992, en un
intento de golpe de Estado que fracasa, siendo liberado años más tarde e
iniciando un movimiento político que reunió a la izquierda venezolana, incluso
a varios ex miembros de la guerrilla de los años '60. Un militar con discurso
nacionalista, girando paulatinamente a la izquierda, rodeado de gente y
partidos de un amplio arco de izquierda...uno de esos atípicos experimentos
políticos caribeños, que nos hacían recordar a los "populismos" de
los años '40 y '50.
Lo cierto es que concitó el
rechazo de la burguesía venezolana y la derecha. Un claro instinto de clase -y
de racismo- se ponía arriba de la mesa: para la burguesía ahora los negros y
mulatos, los indios, los pobres, los de abajo, accedían a "algo" y
ese "algo" siempre va a ser sobredimensionado por quienes tienen el
poder. Ese "algo" les pertenecía a los ricos, a los dueños de
Venezuela, y no estaban -ni están- dispuestos a perderlo.
Por ello el golpe de Carmona de
2002, el golpe de Fedecámaras, la Central de Trabajadores de Venezuela (central
amarilla financiada por EEUU) y por los partidos políticos tradicionales Copei
y Acción Democrática.
Fracasado dicho golpe de Estado,
EEUU -más directamente la Central de Inteligencia, la CIA- su puso a la obra
con ingentes recursos (cientos de millones de dólares) para financiar nuevos
partidos políticos de la oposición (Voluntad Popular, integrado por Guaidó
entre otros, Primero Justicia y otros), también financiando a diversas ONG's y
organizaciones promotoras de "educación ciudadana" y "derechos
humanos". La finalidad de la CIA era -y es- debilitar al régimen chavista
para colocar en el gobierno a la derecha. Los medios no importan. Si es por vía
electoral o vía la desestabilización y golpe de Estado no es relevante ni para EEUU
ni para la oposición venezolana.
La muerte de Chávez fue un duro golpe
para el régimen. Chávez nombró a Maduro
como su "delfín", sabiendo que dentro del PSUV recrudecerían las
luchas intestinas por cuotas de poder y que la corrupción y venalidad iban a
incrementarse, como de hecho lo hicieron. La población no acompaña con el mismo
entusiasmo a Maduro. Un proceso que tenía una alta cuota de "liderazgo
personal", de cierto "populismo de siglo XXI", encontraba allí
uno de sus puntos débiles.
Ante ello la derecha y EEUU
recrudecieron sus ataques. Se multiplicaron las diversas movilizaciones en el
mismo año de 2013, luego de la muerte de Chávez. Utilizaron como punta de lanza
al movimiento estudiantil, del cual un sector tenía fuerte infiltración de la
derecha. Pronto los partidos opositores pasaron por encima de los estudiantes
universitarios y encabezaron las protestas. Se hicieron famosos los fascistas
de Leopoldo López y Hernando Capriles con ropajes "democráticos". Las
cámaras de la prensa internacional estaban para mostrar cómo eran detenidos
estos reaccionarios y golpistas, pero no mostraba la resistencia popular en la
calle, como tampoco la mostró en 2002. Se demostró que las
"guarimbas" de la oposición estaban armadas con mucho dinero fluyendo
desde los diversos tentáculos de la CIA como NED e IRI (planes de financiamiento
de diversos organismos de derecha).
Desde allí hasta ahora, la
derecha alternó movilizaciones callejeras (no siempre masivas) y por lo general
en los barrios de los "escuálidos", en las zonas ricas de Caracas y
las ciudades, con la participación electoral. Pero las elecciones, ese manido
artilugio liberal burgués, es útil si da el resultado que la burguesía quiere.
Como el chavismo se ha especializado en ganar elecciones liberales burguesas,
la burguesía venezolana y norteamericana, y la mayoría de las burguesías del
mundo declaran que no son elecciones válidas, que en "Venezuela hay una
dictadura" y que "Maduro es un usurpador". Nunca se ha
demostrado más cierto que las elecciones son válidas si ganan los que los
poderosos quieren.
Esta es una nueva oleada de
ataques, pero han sido varias, y en todas ha salido derrotada la derecha y
EEUU. Sin embargo, el régimen de Maduro se va erosionando, aparecen divisiones
en su seno, diversos grupos y personas manifiestan su descontento sin volcarse
a la oposición, todo ello en un marco donde se ha agravado el cerco económico y
de distribución de alimentos y medicinas en estos últimos años. No se han
atacado los monopolios como el del gigante empresarial Polar en tan relevantes
rubros. Hay que sumarle la inoperancia,
la corrupción, la burocracia del propio gobierno y "el mercado negro"
que crece en estas situaciones de desesperación.
El petróleo
Todo el mundo sabe que el
objetivo primordial de EEUU es retomar el control del petróleo venezolano.
Venezuela es un lago de petróleo, literalmente. Allí están las mayores reservas
petrolíferas del planeta con más de 300 mil millones de barriles. Es la primer
reserva petrolífera del mundo. La segunda es Arabia Saudita, pero como es una
aliado "carnal" de EEUU, éste no osa invadirla ni agredirla de
ninguna manera, aunque allí gobierne una Monarquía Teocrática que financia el
terrorismo salafista (como Estado Islámico) o sea el país de Oriente Medio con
mayor nivel de represión a las mujeres, la prensa, etc. Allí EEUU no reclama
"democracia". La casa de Saud -ahora con Bin Salmán- son fieles
aliados de la potencia "democrática" del planeta.
Por este motivo, Venezuela e
Irán, entre otros países, están en la lista de "enemigos" de Estados
Unidos y éste pretende tomar su control por cualquier medio. Ya lo hizo en
Libia, de la mano de la "demócrata" Hillary Clinton y lo intentó
hacer en Siria. Estados Unidos no escatima en diezmar poblaciones, convertir a
ciertos países en la miseria más absoluta, volverlos "Estados
fallidos", tal como se hizo en Libia o en Irak. El petróleo: ese es el
objetivo de EEUU y las multinacionales del sector.
De hecho, el recrudecimiento de
las sanciones económicas contra Venezuela en días pasados, han tenido como eje
las acciones de Citgo, la empresa petrolera venezolana en EEUU, filial de
PDVSA. Por esas sanciones, EEUU bloquea 7000 millones de dólares y 11 mil
millones de dólares en exportaciones petroleras para este 2019. Ello totaliza
una tercera parte del PBI de Uruguay, aproximadamente. Citgo además posee tres
refinerías, 48 terminales de almacenamiento y 6 mil estaciones de servicio en
EEUU, un nada desdeñable capital, pero donde se vende y distribuye combustible
a un costo menor que las petroleras norteamericanas comandadas por los
Rockefeller, Bush, etc. También se ahoga a Citgo en materia crediticia a nivel
internacional.
Fue justamente a través del
petróleo que el régimen chavista pudo financiar las políticas sociales ("las
Misiones") y una cierta redistribución en los años de Chávez; como contrapartida
de ese petróleo a altos valores en el mercado mundial, Venezuela profundizó su
dependencia económica y no se industrializó. Pero ello le permitió una política
internacional interesante y de apoyo a países latinoamericanos, creando
Petrocaribe. Cuba y varias pequeñas Antillas se han beneficiado de esta
política de petróleo barato y de estrechar lazos diplomáticos. Fue este misma
política y alianza la que posibilitó la derrota de EEUU y el Grupo de Lima en
la OEA en días pasados. Pero fue esa política la que también motivó a Estados
Unidos a apoyar y dar un golpe de estado en Honduras contra el gobierno de
Zelaya, porque éste tibiamente se estaba acercando a la política exterior
venezolana. EEUU no podía permitirse que uno de sus "peones" se les
fuera del tablero. Honduras fue base militar de la "contra"
nicaragüense en los '80 y de todas las contrainsurgencias de esos años. También
de allí partió el golpe contra la " Revolución Guatemalteca" de
Arbenz en 1954. También motivó la política junto con Arabia Saudita de bajar
los precios internacionales del petróleo para mellar las posibilidades de
Venezuela e Irán y sus respectivas políticas exteriores.
Un largo historial de agresiones
Es nuestra América Latina un
territorio que ha soportado las más cruentas agresiones del imperialismo
norteamericano. Y nuestros pueblos han sufrido y soportado las consecuencias de
dichas agresiones. Es largo ese criminal historial, pero mencionemos algunas de
las más notorias. Invasión a México en 1845 y declaración de guerra. Resultado:
México pierde la mitad de su territorio, la cual es actualmente la zona
petrolera de Estados Unidos.
Cuba y Puerto Rico en 1898. A
través de la "Enmienda Platt" (enmienda agregada por EEUU en la
Constitución cubana), la isla se convertía en una colonia norteamericana. Allí
primaron los intereses de las empresas azucareras, la banca y el juego yanqui,
como también la prostitución. En su momento, la Revolución Cubana cortó estos
negociados y dicha relación colonial. Sin embargo, Puerto Rico se mantiene bajo
dominio pleno del águila norteamericana.
Pero en ambos casos, como en
Nicaragua (invadida ya en 1855), Estados Unidos aplica el mismo esquema: apoyo
a gobiernos "títeres", fraude electoral constante y golpes de Estado.
Si es necesario, en última instancia, desembarco de los marines. Invasión.
Contra ello luchó dignamente Augusto César Sandino en Nicaragua junto a su
guerrilla popular.
En 1914 invasión a Haití, saqueo
del país. Anteriormente, en 1903, EEUU se arroga el derecho de inventar un
país: Panamá. Financió y apoyó un "movimiento independentista" en esa
zona de lo que era Colombia. Es decir, quitó una parte de Colombia para
construir allí el famoso Canal Interoceánico, el cual fue territorio de los
Estados Unidos, custodiado por sus marines. Por ello Omar Torrijos, quien negociara con EEUU la
devolución del Canal a manos panameñas, fue asesinado en un atentado en 1981.
Más cerca geográficamente, el
apoyo directo de la CIA y la Embajada de EEUU al golpe de Estado de Pinochet en
Chile en 1973, muy bien documentado. Del mismo modo, su participación activa en
el Plan Cóndor que asesinó y desapareció a decenas de miles de compañeros en el
Cono Sur. El apoyo de EEUU a los innumerables golpes de Estado en Argentina,
Brasil, Bolivia y al Paraguay de Stroessner, su apoyo al golpe de 1973 en
Uruguay. La invasión a Granada en 1983.
La invasión de los marines a
Panamá nuevamente en 1989, para "liberar" a ese país de Noriega, un
cruel dictador. Claro, lo que los norteamericanos no estaban dispuestos a admitir
era que Noriega era "Su Hombre" en Panamá. Trabajaba para la CIA y
para la DEA, pero se le ocurrió "saltarse" a los yanquis en el
tráfico de cocaína desde Colombia vía Panamá hacia EEUU. No le iban a perdonar
ese "pecado" y de pasó el gobierno norteamericano disciplinaba al
pueblo panameño. Arrasaron el país y dejaron 3 mil asesinados.
Ejemplos sobran. Miles de
crímenes. Los listones rojos de su bandera son de sangre, de pueblos asesinados
por sus mezquinos intereses. Por los intereses de una burguesía que se cree
dueña del mundo.
Es más, el plan de agresión
contra Venezuela en sus inicios, era muy similar al utilizado en Chile en 1973.
En esta última etapa le han ajustado "detalles" de relevancia: prevén
descaradamente invadir el país sin mayores tapujos.
El escenario internacional
El escenario internacional juega
mucho en la crisis venezolana. Maduro antes de asumir su nuevo mandato fue a
Rusia a reunirse con Trump para garantizar su apoyo en todos los terrenos. El
papel de China también es importante. Tanto Rusia como China tienen importantes
inversiones en Venezuela y en América Latina en general. Eso hace que esta
región entre en el tablero de las disputas inter-imperialistas mundiales.
Pero algo de cierto hay en eso de
que se terminó la "unipolaridad" post Guerra Fría. Ya EEUU no puede
imponer su plena voluntad en el mundo sin más, aunque mantenga un poderío
militar arrollador. Lo último fue Libia. En Siria ya sintieron el freno de
Rusia en el terreno diplomático pero también en el terreno militar y en las
alianzas muy hábiles que el gobierno ruso desplegó, y de China en el campo
diplomático. En Venezuela ocurre otro tanto, sólo que en la "zona de
influencia" directa de EEUU. En sus reservas petroleras directas. Y no
está dispuesto a tolerarlo.
Decíamos que EEUU perdió la
votación en la OEA gracias a una política venezolana de largo aliento. ¿Cuánto
durará ese apoyo de las pequeñas Antillas? ¿EEUU invadirá alguno de esos
pequeños países? Lo cierto es que ha sido asqueroso el papel del uruguayo
Almagro. Un engendro del progresismo, del riñón de Mújica,
"palanqueado" por éste en el terreno internacional y colocado en la
Secretaría General de la OEA. O Almagro tiene dos caras, o sirve a quien le da
"trabajo" o estamos frente a una infiltración del más alto nivel,
digno de las mejores novelas de espionaje. Los servicios secretos venezolanos y
cubanos señalaron que ya sospechaban desde la época del gobierno de Mújica que
Almagro trabajaba para la CIA. Lo cierto que ahora sí lo hace y lo hace
directamente para Trump. Figura deleznable, asquerosa y rastrera.
Y es en el escenario
internacional donde se juega buena parte del conflicto, porque EEUU no puede
permitir que un país de su "zona de influencia" tenga una política
exterior independiente y encima, le intenté ordenar de otra forma su "patio trasero".
Tiempos muy complejos vendrán
Mientras EEUU y Almagro al
frente de la OEA y el Grupo de Lima preparan una invasión a Venezuela, nada
dicen en contra de otros regímenes que sin duda nada tienen de democráticos.
Nada dicen del gobierno hondureño, elegido por fraude electoral comprobado,
luego de que un golpe de Estado depusiera a Zelaya en 2009 y reordenara la
situación interna, con una feroz represión al pueblo con muertos y
desaparecidos.
Nada dicen del "golpe
blando" de Temer y el ascenso del nazi de Bolsonaro, ya que claro, eso es
de su propia factura. Una creación norteamericana oportuna para estos tiempos.
Uno de los elementos necesarios para desatar esta nueva oleada golpista e
injerencista en Venezuela era el necesario apoyo del gobierno brasileño, y de
un gobierno fuerte claro está. Lo mismo se puede decir de Colombia. Con las
FARC ya entregadas al juego electoral burgués, EEUU puede utilizar a piacere al ejército colombiano y a los
paramilitares. Se vuelve relevante en este caso el papel del ELN (Ejército de
Liberación Nacional) de cuño camilista -guevarista, que no se rinde y está
tratando de resistir y ha aumentado su presencia en la frontera colombiano
-venezolana. Puede estarse gestando un conflicto regional si Brasil y Colombia
intervienen, quedando atrapado en el mismo el ELN.
Por lo pronto, EEUU no escatima
con sumir a Venezuela en el caos, con tal de retomar el control petrolero y
destruir ese pequeño polo antagónico dentro del capitalismo, en su hemisferio,
quitando apoyo a Rusia, China e Irán.
Pero esta intervención nos
colocan a los pueblos latinoamericanos frente a un escenario de lucha. Una
agresión norteamericana en el continente debe tener respuesta popular:
movilizaciones callejeras masivas, amplio rechazo popular. Marcaría de hecho el
inicio de una nueva etapa en nuestro continente. Sería el desembarco directo de
tropas yanquis en territorio de un
pueblo hermano y aumentaría el grado de agresividad del imperialismo
norteamericano hacia nuestros pueblos.
Por ello, lo único que cabe a todos los hijos de esta tierra, es la condena
unánime y absoluta de cualquier tipo de injerencia, de cualquier intervención
económica, diplomática o militar en nuestro continente. Los
EEUU no son bienvenidos, vienen a masacrar al pueblo venezolano hoy y mañana
continuarán con otros.
América Latina está en un momento
de quiebre. Es tarea de los pueblos Resistir, fortalecer los organismos
populares que permitan hacer frente a cualquier agresión o intento de
desestabilización de la derecha. Los pueblos encontrarán su propio camino y el
pueblo venezolano ha dado muestras de combatividad ejemplares.
En América Latina ni yanquis ni gusanos
Poder Popular desde Abajo!!!
POR LA LIBRE AUTODETERMINACIÓN DE LOS PUEBLOS!!!
FUERA YANQUIS ASESINOS DE AMÉRICA LATINA!!!
POR EL SOCIALISMO Y LA LIBERTAD!!
ARRIBA LOS QUE LUCHAN!!
FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA
DICHIARAZIONE DELLA FEDERAZIONE ANARCHICA URUGUANA SULLA SITUAZIONE IN VENEZUELA
La FAU sulla situazione venezuelana. Febbraio 2019
Il Venezuela è di nuovo sotto i riflettori e al centro
del dibattito internazionale. Dichiarazioni roboanti in tutti i media che
condannano il governo di Maduro, alcune riconoscendo Guaidó come Presidente,
altri prendendo le distanze da entrambi, come se tutto ciò che è in gioco in
Venezuela in questo momento stia nel riconoscere o no un certo governo. Il
problema è molto più profondo, e come abbiamo discusso in altre occasioni,
cercheremo qui di fare un'analisi molto più complessa, ma sempre partendo dalla
nostra impronta anarchica e especifista, noi che nei nei paesi latino-americani
ci opponiamo ogni giorno a tutte le strutture del sistema capitalista e
dell'imperialismo nordamericano, presente da quasi due secoli nella nostra
regione.
Il 10 gennaio è cominciato un nuovo periodo di governo
sotto la direzione di Nicolás Maduro. Nelle settimane precedenti il gruppo Lima
(un gruppo creato e composto da 12 paesi nella regione al solo scopo di
rovesciare il governo Maduro) ha intrapreso una campagna attiva contro quello
che considera un "dittatore", un "usurpatore" , "un
governo illegittimo", con l'obiettivo di impedire un nuovo mandato di
Maduro e il PSUV (Partito socialista unificato del Venezuela). Questa nuova
campagna è stata accompagnata da un'importante attività interna
dell'opposizione al governo del PSUV, che includeva l'auto-proclamazione
dell'ignoto Juan Guaidó come "presidente provvisorio o di
transizione". Chi è Juan Guaidó? Da dove viene? La stessa domanda è stata
posta dalla stampa internazionale che lo ha sostenuto, ovvero i grandi media
internazionali che supportano(quando serve) uno sconosciuto e che lo
"presentano nella società". Questo Juan Guaidó è un deputato,
presunto presidente dell'Assemblea nazionale che dal 2016 non lavora, non si
riunisce, a causa dei conflitti tra l'opposizione e il governo, da quando una
maggioranza dell'opposizione si è insediata in quella Assemblea o Parlamento.
Un conflitto di poteri all'interno dello stato, che ora la destra usa per un
nuovo colpo di stato.
Ciò che colpisce in questa occasione è che Juan Guaidó
è diventato il leader dell'opposizione durante la notte, con il pieno sostegno
del governo degli Stati Uniti, per destabilizzare nuovamente la situazione
politica e sociale venezuelana, in modo da porre fine alla cosidetta
"Rivoluzione Bolivariana" e reintegrare nuovamente i partiti di
destra e di destra nel governo. Gli stessi soggetti e cervelli politici della
destra venezuelana hanno inizialmente criticato Guaidó per la sua
"timidezza" nei primi momenti della sua apparizione pubblica, perché
non si decideva a proclamarsi "presidente ad interim", come ha alla
fine fatto il 23 gennaio sotto la spinta della destra e degli Stati Uniti.
Tutti la destra incita al colpo di stato puro e semplice.
Non è una novità.
Questo nuovo attacco della destra venezuelana è stato
spinto dal messaggio del vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, che ha
fornito il pretesto per le proteste contro Maduro che hanno avuto inizio il 21
gennaio e il picco il 23. Sono state dimostrazioni enormi, che indubbiamente
sono riuscite a catturare e incanalare il malcontento e la stanchezza della
popolazione rispetto alla "Rivoluzione Bolivariana". Questo non
significa che queste mobilitazioni esprimano le aspirazioni popolari, quanto
piuttosto delle classi dominanti venezuelane e dell'estrema destra. In realtà,
Guaidó è il "referente", la pedina piazzata in questo caso dagli
Stati Uniti, perché non c'è altra scelta. I principali riferimenti della destra
sono definitivamente screditati sia per la loro appartenenza di classe come
Maria Corina Machado, leader di Vente Venezuela e di Sumate, imprenditrice e
parte dell'oligarchia del Venezuela, a cui il regime di Chavez ha espropriato
alcune delle grandi aziende, come le industrie di alluminio; Leopoldo Lopez,
riferimento del partito di estrema destra popolare Will, fotografato mentre
distruggeva busti di "Che" Guevara, o Hernando Capriles leader di
Primero Justicia, sono ormai usurati come immagine e non possono esercitare una
leadership efficace. Per questo la nomina di questa "pedina".
L'obiettivo è farla finita con Maduro, istituire un governo di transizione e
quando poi saranno sbarcati i marines americani le compagnie americane faranno
i loro investimenti. Ma abbiamo detto che questa situazione non è nuova.
Nell'aprile 2002, gli Stati Uniti hanno sostenuto un colpo di stato contro
Chávez, piazzando al governo Pedro Carmona, presidente dell'associazione dei
datori di lavoro di Fedecámaras. Un colpo di stato con un chiaro senso di
classe, se ci fossero stati dei dubbi. Dopo quel colpo di stato fallito, Chavez
tornò al governo e ripartì con una serie di politiche sociali (
"Mission") e un certo coinvolgimento dal basso, in un certo inedito
potere popolare, di origine statale, certo, ma che tuttavia innescò una
importante partecipazione popolare per un periodo di tempo, la creazione di
cooperative di produzione, di consumo, l'organizzazione di interi quartieri in
forma autogestita. Questo coesisteva con la burocrazia statale e il sempre
crescente ruolo dell'esercito in un processo contraddittorio, ma in cui la
gente ha iniziato ad avere un po 'di tutto ciò che per secoli gli era stato
negato: cibo adeguato, i servizi sociali, una certa dignità e partecipazione
sociale e politica.
Era stata una
ventata di novità anche il "Caracazo" del 1989, quella immensa
esplosione popolare contro le politiche neoliberiste di Carlos Andrés Pérez,
che aveva creato l'iperinflazione e la fame, e la feroce repressione che seguì
e causò 3.000 morti. Chavez apparì nel 1992 in un tentativo di colpo di stato
fallito, per ricomparire qualche anno più tardi con l'avvio di un movimento
politico che ha riunito la sinistra venezuelana, tra cui diversi ex membri
della guerriglia degli anni '60. Un militare con trascorsi nazionalisti, che a
poco a poco è passato a sinistra, circondato da persone e partiti in un ampio
arco da sinistra... una di quegli strani esperimenti politici dei Caraibi, che
ci ha fatto ricordare il "populismo " degli anni '40 e ' 50.
La verità è che
questo ha suscitato la paura della borghesia venezuelana e della destra. Un
chiaro istinto di classe e - e di razzismo- è stato messo sul tavolo: per la
borghesia il fatto era che neri e mulatti, indios, i poveri, i più deboli,
avevano accesso a "qualcosa" e quel "qualcosa" sarà sempre
troppo per chi ha il potere. Quel "qualcosa" apparteneva ai ricchi,
ai proprietari del Venezuela, e loro non erano - né lo sono - disposti a
perderlo. Quindi il colpo di stato di Cramona del 2002 golpe di FEDECAMARAS, la
Confederazione dei Lavoratori del Venezuela (sindacato giallo finanziato dagli
Stati Uniti) e dai tradizionali partiti politici COPEI e Azione Democratica.
Fallito questo colpo di stato, gli USA - e più
direttamente la CIA- hanno investito risorse ingenti (centinaia di milioni di
dollari) per finanziare nuovi partiti di opposizione politica (Volontà
Popolare, con tra gli altri Guaidó , Primero Justicia e altri), finanziando
anche varie ONG e organizzazioni che promuovono "l'educazione dei
cittadini" e "diritti umani". Lo scopo della CIA era - ed è -
indebolire il regime di Chavez per riportare il governo a destra.Come non
importa. Che sia per via elettorale o per destabilizzazione e colpo di stato
non è rilevante né per gli Stati Uniti né per l'opposizione venezuelana.
La morte di Chávez è stato un duro colpo per il
regime. Chavez aveva nominato Maduro come suo "delfino", sapendo che
all'interno del PSUV sarebbero incrudelite le lotte per quote di potere e la
corruzione e la venalità sarebbero cresciute, come poi è successo.
La popolazione non ha seguito Maduro con lo stesso
entusiasmo con cui aveva seguito Chavez. Un processo che aveva un'alta quota di
"leadership personale", di un certo "populismo del 21 °
secolo", trovava lì uno dei suoi punti deboli. In risposta, la destra e
gli Stati Uniti hanno intensificato i loro attacchi. Le varie mobilitazioni si
sono moltiplicate nel 2013, dopo la morte di Chávez. E' stata usata come punta
di lancia il movimento studentesco, di cui un settore aveva una forte
infiltrazione dalla destra. Ben presto i partiti di opposizione hanno superato
gli studenti universitari e hanno guidato le proteste. I fascisti in abiti
"democratici", Leopoldo López e Hernando Capriles, sono diventati
famosi. Le telecamere della stampa internazionale erano lì per mostrare come
sono stati arrestati questi reazionari ribelli, ma non hanno mai mostrato la
resistenza popolare per la strada, come non lo avevano fatto nel 2002.
E' stato dimostrato che i membri dell'opposizione
erano armati con un sacco di soldi che scorre dai vari tentacoli della CIA,
come NED e IRI (piani di finanziamento di varie organizzazioni di destra).Da lì
fino ad ora, manifestazioni di piazza di destra, a partecipazione non sempre
massiccia, di solito nei quartieri poveri, alternate con manifestazioni nelle
zone ricche di Caracas , e con la partecipazione elettorale. Ma le elezioni,
quel banale stratagemma borghese liberale, sono utili se danno il risultato che
vuole la borghesia.
E visto che il chiavismo si era specializzato nel
vincere le elezioni liberali borghesi, la borghesia venezuelana e americani, e
la maggior parte delle borghesie del mondo, sono pronte a dichiarare che non
sono elezioni valide, che "il Venezuela è una dittatura" e che
"Maduro è un usurpatore." Elementare dimostrazione che le elezioni
sono valide se vincono quello che vogliono i potenti.
Questa è una nuova ondata di attacchi, ma ce ne sono
stati diversi, e in tutte finora sono state sconfitte la destra e gli Stati
Uniti. Tuttavia, il regime Maduro si è via via indebolito, appaiono divisioni
all'interno, vari gruppi e individui hanno espresso il loro malcontento senza
peraltro rivolgersi all'opposizione, il tutto in un quadro che ha peggiorato
l'assedio economico e la difficoltà nella distribuzione di cibo e medicine in
negli ultimi anni. Nel campo della distribuzione non sono stati attaccati
monopoli importanti come quello del gigante commerciale Polar, e a questo è
necessario aggiungere l'inerzia, la corruzione, la burocrazia del governo e
"il mercato nero" che cresce in queste situazioni di disperazione.
Il petrolio
Tutti sanno che l'obiettivo principale degli Stati
Uniti è quello di riprendere il controllo del petrolio venezuelano. Il
Venezuela è un lago di petrolio, letteralmente. Ci sono le più grandi riserve
di petrolio del pianeta con oltre 300 miliardi di barili. È la prima riserva di
petrolio al mondo. Il secondo è l'Arabia Saudita, ma essendo un
"carnale" alleato degli Stati Uniti, questi non osano invaderla o attaccarla in nessun modo,
nonostante sia governata da una
Monarchia teocratica che finanzia
il terrorismo salafita (come Stato islamico), nonostante sia il paese del Medio
Oriente con un livello più alto di repressione nei confronti delle donne, della
stampa, ecc. Lì gli USA non rivendicano la "democrazia". La casa
reale Saudita - ora con Bin Salmán - è
fedele alleata del potere "democratico" del pianeta.
Per questo motivo, Venezuela e Iran, tra gli altri
paesi, sono nella lista dei "nemici" degli Stati Uniti e questi intendono
prenderne il controllo con qualsiasi mezzo. Lo hanno già fatto in
Libia, per mano della "Democratica" Hillary
Clinton e hanno cercato di farlo in Siria. Gli USA non si preoccupano di
decimare intere popolazioni, di ridurre ainteri paesi allo stremo, di farli
fallire, come è stato fatto in Libia o in Iraq.
Il petrolio: questo è l'obiettivo degli Stati Uniti e
delle multinazionali del settore. In realtà, l'inasprimento delle sanzioni
economiche contro il Venezuela nei giorni scorsi, hanno avuto come assi le
azioni Citgo, la compagnia petrolifera venezuelana negli Stati Uniti, una
filiale di PDVSA. Per queste sanzioni, gli Stati Uniti bloccano 7 miliardi di
dollari e 11 miliardi di dollari di esportazioni di petrolio per questo 2019.
Questo ammonta a circa un terzo del PIL dell'Uruguay. Citgo possiede anche tre
raffinerie, 48 terminal di stoccaggio e 6.000 stazioni di servizio negli Stati
Uniti, un capitale non trascurabile, ma che vende e distribuisce carburante ad
un costo inferiore rispetto al petrolio degli Stati Uniti guidata dal Rockefeller,
Bush, etc. Così si strozza Citgo in
materia creditizia a livello internazionale.
Fu proprio attraverso il petrolio che il regime
chavista fu in grado di finanziare le
politiche sociali ("le missioni") e una certa redistribuzione negli
anni di Chavez; come controparte di quel
petrolio a valori elevati nel mercato mondiale, il Venezuela ha aumentato la
sua dipendenza economica e non si è industrializzato. Ma ciò ha consentito
un'interessante politica internazionale e il sostegno ai paesi dell'America
Latina, creando Petrocaribe. Cuba e diverse piccole Antille hanno beneficiato
di questa politica di petrolio a buon mercato e di legami diplomatici più
stretti. È stata questa stessa politica e alleanza a rendere possibile la
sconfitta degli Stati Uniti e del gruppo di Lima all'OAS negli ultimi giorni.
Però fu questa politica che spinse gli
USA a sostenere il golpe in Honduras
contro il governo di Zelaya, perché si stava avvicinando timidamente politica
estera venezuelana. Gli USA non potevano permettere a una delle proprie
"pedine" di uscire dal cartello. L'Honduras era la base militare del
"contras" nicaraguensi negli anni '80 e di tutte le
contro-insurrezioni di quegli anni. Anche da lì iniziò il colpo di stato contro
la "rivoluzione guatemalteca" di
Arbenz nel 1954. Inoltre ha condotto la politica insieme con l'Arabia
Saudita per abbassare i prezzi internazionali del petrolio e indebolire le capacità di di Venezuela e Iran e le loro rispettive politiche estere.
Una lunga storia di aggressioni
E' la nostra America Latina il territorio che ha subito le più sanguinose
aggressioni dell'imperialismo USA. E i nostri popoli hanno sofferto e
sopportato le conseguenze di tali aggressioni.
Questa storia
criminale è lunga, ma citiamo alcuni dei casi più famosi. L'invasione in
Messico nel 1845 e dichiarazione di guerra. Risultato: il Messico perde metà
del suo territorio, che attualmente è l'area petrolifera degli Stati Uniti.
Cuba e Porto Rico nel 1898. Attraverso l'emendamento
Platt (emendamento aggiunto dagli Stati Uniti nella Costituzione cubana),
l'isola divenne una colonia americana. Gli interessi delle compagnie dello
zucchero, della banca e del gioco degli yankee, così come la prostituzione,
erano predominanti. A quel tempo, la
rivoluzione cubana interruppe questa situazione e distrusse queste relazioni coloniali. Tuttavia, Porto Rico
rimane sotto il pieno controllo dell'aquila nordamericana.In entrambi i casi,
come in Nicaragua (già invaso nel 1855), gli Stati Uniti applicano lo stesso
schema: sostegno ai governi "fantoccio", costante frode elettorale e
colpi di stato. Se necessario, alla fine, lo sbarco dei marines. Invasione.
Contro cui lottò Augusto César Sandino in Nicaragua insieme alla sua guerriglia
popolare .
Nel 1914 invasione di Haiti, saccheggio del paese. In
precedenza, nel 1903, gli USA si arrogano il diritto di inventare un paese:
Panama. Hanno finanziato e sostenuto un "movimento per
l'indipendenza" in quella zona che faceva parte della Colombia. Cioè,
rimosse parte della Colombia per costruirvi il famoso Canale Interoceanico, che
divenne territorio degli Stati Uniti,
custodito dai suoi marines. Ecco perché Omar Torrijos, che ha negoziato con gli
Stati Uniti il ritorno del Canale in mani panamensi, è stato assassinato in un
attacco nel 1981.
Più vicino , il sostegno diretto della CIA e
dell'ambasciata statunitense al colpo di stato di Pinochet in Cile nel 1973, è
stato ben documentato. Allo stesso modo, la loro partecipazione attiva al Piano
Condor che ha ucciso e fatto scomparire decine di migliaia di compagni nel Cono
Sud. E poi il supporto degli Stati Uniti negli
innumerevoli colpi di stato in Argentina, Brasile, Bolivia, nel Paraguay di Stroessner, il loro sostegno al
golpe del 1973 in Uruguay. L'invasione a Granada nel 1983. L'invasione dei
marines a Panama di nuovo nel 1989, per "liberare" quel paese da
Noriega, un crudele dittatore. Naturalmente, che gli USA non erano disposti ad ammettere era che
Noriega fosse "il loro uomo" a Panama. Aveva lavorato per la CIA e la
DEA, ma gli venne in mente di "aggirare" gli Yankees nel traffico di
cocaina dalla Colombia attraverso Panama negli Stati Uniti. Peccato
imperdonabile e il governo USA punì il
popolo panamense. Hanno raso al suolo il paese e lasciato 3.000 assassinati.
Gli esempi abbondano. Migliaia di crimini. I nastri rossi della bandiera sono di sangue, di gente uccise dai
loro meschini interessi. Per gli interessi di una borghesia che crede di essere
la proprietaria del mondo. Inoltre, il piano di aggressione contro il Venezuela
nei suoi inizi è stato molto simile a
quello utilizzato in Cile nel 1973. In questa ultima fase sono stati curati
"dettagli" di rilevanza: evidentemente prevedendo di invadere il
paese senza molto sotterfugi.
La scena internazionale
La scena internazionale gioca molto nella crisi
venezuelana. Maduro prima di assumere il suo nuovo mandato è andato in Russia
per incontrare Putin e garantirsi il suo
sostegno in tutti i campi. Il ruolo della Cina è anche importante. Sia la
Russia che la Cina hanno importanti investimenti in Venezuela e in America
Latina in generale. Ciò rende questa regione al centro delle dispute
inter-imperialiste del mondo. Ma c'è del vero nel fatto che è finita la fase
"unipolare" post-Guerra Fredda. Gli USA non possono imporre la propria piena volontà
al mondo senza intoppi, anche se mantengono una potenza militare travolgente.
E' finita con la Libia. In Siria, hanno già sentito il freno della Cina e della
Russia in campo diplomatico, nelle alleanze
molto abili che il governo russo ha schierato ma anche nel campo militare. In Venezuela succede lo stesso, solo che
succede nella "zona di influenza" diretta degli USA. In quelle che
reputano le proprie riserve di petrolio . E non sono disposti a tollerarlo.
Abbiamo detto che gli Stati Uniti hanno perso terreno nell'OAS (unione Stati Americani)
grazie a una politica venezuelana a lungo termine. Quanto durerà il sostegno
delle piccole Antille? Gli Stati Uniti invaderanno qualcuno di questi piccoli
paesi? La verità è che il ruolo dell'uruguaiano Almagro è stato disgustoso. Una progenie di
progressismo, un rene di Mujica, spinto da lui nell'arena internazionale e
collocato nella Segreteria Generale dell'OAS (che nell'ambito delle sue
funzioni ha caldeggiato la cacciata di Maduro con ogni mezzo, incluso
l'intervento militare -ndt). O Almagro ha due facce, e serve chi dà
"lavoro" o siamo di fronte a un'infiltrazione di altissimo livello,
degna dei migliori romanzi di spionaggio. I servizi segreti venezuelani e
cubani hanno dichiarato di aver sospettato sin dal tempo del governo di Mujica
che Almagro lavorava per la CIA. La verità è che lo fa ora e lo fa direttamente
per Trump.
Ed è nello scenario internazionale che si gioca una buona parte del conflitto,
perché gli USA non possono permettere ad
un paese nella propria "zona di influenza" di avere una politica
estera indipendente e per di più, di cercare di modificare l'ordine del proprio
"cortile di casa".
Verranno tempi molto complessi
Mentre gli Stati Uniti e Almagro alla guida dell'OAS e
del gruppo di Lima stanno preparando un'invasione del Venezuela, non dicono
nulla contro altri regimi che sono senza dubbio democratici. Non dicono nulla
sul governo dell'Honduras, eletto con brogli elettorali comprovati, dopo aver
deposto con un golpe Zelaya nel 2009 e riordinato la situazione interna, con
una feroce repressione che ha
causato morti e dispersi.Non dicono nulla
del "golpe gentile" di Temer e dell'ascesa di quel nazista di Bolsonaro, dal momento che, naturalmente,
è loro produzione. Una creazione
nordamericana opportuna per questi tempi. Uno degli elementi necessari per
scatenare questo nuovo colpo di stato e l'ondata interventista in Venezuela è
stato il sostegno necessario del governo brasiliano e di un governo chiaro e
forte. Lo stesso si può dire della Colombia. Con le FARC già impegnate nel
gioco elettorale borghese, gli USA possono usare a loro piacimento l'esercito colombiano e i paramilitari.
Diventa rilevante in questo caso il ruolo del ELN (Esercito di Liberazione
Nazionale) di stampo camilista-guevarista, che non si arrende e sta cercando di
resistere e ha aumentato la propria presenza nel confine colombiano
-venezolana. Potrebbe verificarsi un conflitto regionale se intervengono il
Brasile e la Colombia e l'ELN vi è coinvolto.Per il momento, gli Stati Uniti
non teme di buttare il Venezuela nel caos, pur di riprendere il controllo del petrolio e distruggere quel
piccolo antagonismo all'interno della
propria zona di controllo capitalista nel loro emisfero, estromettendo ogni
influenza di Russia, Cina
l'Iran.Ma questo intervento
mette le popolazioni
latinoamericane di fronte a una scena di lotta. Un'aggressione americana nel
continente deve avere una risposta popolare: massicce manifestazioni di strada,
diffuso rifiuto popolare. Sarebbe l'inizio di una nuova tappa nel nostro
continente. Sarebbe lo sbarco diretto delle truppe yankee nel territorio di un
popolo fraterno e aumenterebbe il grado di aggressività dell'imperialismo USA
nei confronti dei nostri popoli.Pertanto, l'unica cosa che si adatta a tutti i
figli di questa terra è la condanna unanime e assoluta di qualsiasi tipo di
interferenza, di qualsiasi intervento economico, diplomatico o militare nel
nostro continente. Gli Stati Uniti non sono i benvenuti, vengono a massacrare
il popolo venezuelano oggi e domani continueranno con gli altri. L'America
Latina è ad un punto di rottura. È compito nostro resistere, rafforzare le
organizzazioni popolari che permettono di affrontare qualsiasi aggressione o
tentativo di destabilizzazione del diritto. Le classi popolari troveranno la propria strada e il popolo
venezuelano ha dimostrato una combattibilità esemplare.
Per l'autodeterminazione dei popoli,
fuori gli Yankee assassini dell'America Latina
Per il socialismo e la libertà
ARRIBA LOS QUE LUCHAN!!
FEDERACIÓN ANARQUISTA URUGUAYA
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