UN NUOVO MOSTRO SI AGGIRA PER L'EUROPA


1. Enel: Conti, considerevole ritorno da ingresso mercato elettrico russo

Russia nuova e attrattiva frontiera per Enel. Il numero uno di Enel, Fulvio Conti, ha spiegato nel corso di un'intervista al Financial Times le motivazioni della voglia di Enel di crescere sul mercato russo. In attesa del prossimo lancio dell'Opa per la conquista del controllo della genco OGK-5, Conti ha definito il mercato elettrico russo "una nuova frontiera" molto attrattiva. "L'acquisto di OGK-5 - ha dichiarato l'a.d. di Enel - produrrà un considerevole ritorno". "Siamo stati i primi (ad entrare in Russia, ndr) e abbiamo avuto una grande attenzione da Putin in persona", ha aggiunto Conti rimarcando come i russi chiedono reciprocità negli investimenti energetici in Europa.

2. Enel: Conti, Gazprom potrebbe entrare con quote in centrali italiane

Nell'Italia che si scopre a corto di gas e con scorte di metano ai minimi livelli con l'inverno alle porte Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, ha detto che il colosso Gazprom potrebbe entrare con proprie partecipazioni in alcune centrali italiane della società elettrica italiana. Conti, nella conferenza stampa al Congresso mondiale dell'energia, ha spiegato che si tratta di una possibilità data al gruppo russo. "Il nostro accordo con Gazprom - ha ricordato Conti -prevede una reciprocità di interessi. Stanno valutando le possibili soluzioni".

3. Trattative serrate tra Gazprom ed Enel sull'elettricità

L'architettura della futura partnership era già tutta nell'accordo, non troppo pubblicizzato per la verità, del marzo 2006 quando l'ad di Enel, Fulvio Conti, e il ceo di Gazprom, Alexey Miller, si erano incontrati per studiare possibili cooperazioni nel mercato italiano, russo e di paesi terzi. Più di un anno e mezzo dopo, quell'accordo sta prendendo forma e adesso si preme sull'acceleratore. I negoziati per l'ingresso di Gazprom come azionista di minoranza in una newco cui faranno capo alcune delle centrali a gas di Enel sono infatti più avanzati di quanto non sia trapelato finora, da quando cioè lo stesso Conti è venuto allo scoperto.
Articoli tratti da : Redazione Finanzaonline (redazione@finanzaonline.com)


Segue documento FdCA del gennaio 2006
“Gas Gas Gas, Tovarishch Gazprom! “

Nella tragica e sanguinaria cornice delle guerre guerreggiate e di quelle geopolitiche per il controllo strategico delle materie prime che dal Medio Oriente all’area turanica vede confrontarsi gli interessi imperialistici per il controllo dei giacimenti energetici e dei vari corridoi che portano petrolio, gas, acqua verso i 4 punti cardinali, alza la posta la Russia di Putin e di Gazprom, proprio alla vigilia di assumere il primo la presidenza del G8 e il secondo di collocare sul mercato il 49% delle sue succulente azioni. Da quelle parti, si sa, le oligarchie governative e non, islamiche e non, le élite capitalistiche, le borghesie nazionali, non possono più rinunciare al binomio esercito/oleo-gasdotto: senza il primo chi protegge il corridoio? E senza diritti sul secondo come ritagliarsi un ruolo, anche piccolo, nello scontro imperialistico?
Ma Gazprom non fa sconti alle ex-repubbliche sovietiche che guardano ad ovest, Putin si riprende basi militari e corridoi ad est e intorno al Mar Caspio e resuscita la barbarie nazional-protezionista della golden share in Gazprom!
E che intimidazione per l’Unione Europea, imperialisticamente una nullità in campo energetico!
Gazprom sa che il gas tende ad essere sempre più presente nella produzione di energia elettrica; sa che il suo prezzo legato al petrolio fa volare le tariffe, fa muovere le Borse, fa persino investire la FIAT nei motori a metano, e in molti paesi -come l’Italia- spinge la domanda… di gas oltre il PIL! Già l’Italia.
L’Authority per l’energia in Italia ha le idee molto chiare per il futuro: dopo la liberalizzazione del mercato del gas nel 2003, sostiene che occorra ancora superare forme monopolistiche od oligopolistiche nell’approvvigionamento e stoccaggio del gas sia a monte che a valle del sistema e "sbottigliare" i gasdotti Russia/Austria e Algeria/Tunisia che arrivano in Italia controllati da SNAM Rete Gas. E quindi è necessario costruire nuovi gasdotti, nuovi gassificatori (dove lavorare il gas naturale liquefatto) per aumentare l’offerta ed abbassare i prezzi (sic!). E lanciare l’Italia come leader nell’esportazione di gas in Europa. Si stima che entro il 2010 il 60% della produzione di energia sarà alimentato dal gas in centrali a ciclo combinato di nuova generazione. Ma l’Italia da dove lo prenderà il gas per esportarlo persino verso il Nord Europa (puntando addirittura sull’esaurimento delle riserve di gas nel Mar del Nord)? Non mancano certo progetti di gasdotti e rigassificatori che serviranno per importare anche dal Mar Caspio (progetto Edison di un gasdotto tra Italia, Grecia, Turchia, Azerbaijan), dal Qatar (terminale off-shore a Rovigo), dall’Algeria alla Sardegna a Livorno.
Non mancano i soliti sciacalli che, approfittando del clima di supposta emergenza, rilanciano l’energia nucleare come possibile fonte energetica alternativa immediata, proponendo la costruzione di nuove centrali senza neanche preoccuparsi di essere credibili. Intanto, però, nel mezzo dell’allarme black-out (pardon termosifoni spenti) qualcuno inserisce, nelle righe del solito provvedimento che parla di tutt’altro, qualcosa che assomiglia molto a un sito di stoccaggio delle scorie nucleari in un’area priva dei più elementari requisiti di sicurezza. E dove? Proprio in Piemonte, dove sarà se non altro un utile diversivo alla serrata battaglia antiTAV che ha tutte le caratteristiche di una lotta di massa.
E mentre l’italico capitalismo dell’energia punta a progetti faraonici ed ottiene risultati lusinghieri di fatturato ed in Borsa, dai giganti come l’ENI alle ex-municipalizzate, mentre la chiusura o apertura dei rubinetti di Gazprom fa tremare mezza Europa, aumentano invece i prezzi e le tariffe per i lavoratori italiani ed europei, si progettano devastazioni ambientali del territorio per entrare in quella rete neuronale di corridoi e snodi che vede fluire profitti, plusvalore e finanziamenti pubblici a soggetti privati senza apportare alcuna ricchezza ed alcun beneficio ai territori che attraversa, se non militarizzazione ed impoverimento. Come per l’acqua, la privatizzazione e la valorizzazione capitalistica del gas costituisce un ulteriore furto di un bene pubblico, un’ulteriore appropriazione di una risorsa naturale per il profitto di pochi e lo sfruttamento di molti.
E’ il capitalismo, bellezza! E la lotta per riprenderci l’acqua, il gas, e tutte le materie prime non potrà che essere lotta anticapitalistica, condotta a viso aperto e in massa e non delegandola a istituzioni e autorità locali. E non potrà prescindere dalla consapevolezza che l’ambiente e la salute non sono monetizzabili né merce da continuare a far rapinare al capitalismo.

Federazione dei Comunisti Anarchici
gennaio 2006 http://www.fdca.it/ “ Analisi”